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La minore era ed è esposta, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l’incolumità psicofisica”. E’ questo il motivo per cui la procura presso il tribunale dei minorenni di Napoli ha chiesto al giudice di convalidare la decisione dei servizi sociali di allontanare una delle bambine violentate a Caivano dalla sua famiglia e di collocarla in una “idonea struttura” (misura analoga risulta essere stata adottata anche per l’altra ragazza).
A queste conclusioni gli inquirenti giungono sulla base di una relazione dei servizi sociali da cui emerge che questi “sono intervenuti – si legge nell’atto della procura – in una situazione di chiara emergenza allo scopo di mettere in sicurezza la minore a causa delle condotte dei genitori. Invero – sottolinea ancora la procura – emerge dagli atti che la minore è stata vittima di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei e che lo stile di vita della minore, che ha ‘favorito’ la perpetrazione del reato ai suoi danni, è senz’altro frutto della grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità”.
Da qui la decisione dei servizi sociali, condivisa dalla procura, di provvedere “all’allontanameto della minore e al suo collocamento in sicurezza”.

La piaga della criminalità e del disagio minorile è in piena cancrena nelle nostre zone, non si può gridare all’orrore quando è sotto i nostri occhi. Occorre che lo Stato investa di più in servizi sociali e scuola”.
Margherita Di Giglio, magistrato di Sorveglianza al Tribunale per i Minorenni di Napoli, interviene sullo stupro di Caivano.
Prima Palermo, poi la provincia di Napoli. Contesti degradati fatti di “povertà culturale, di mentalità retriva, in cui la donna viene vista come oggetto che non ha valenza sociale”, spiega il magistrato “Questo non significa che in ambienti più elevati non accadano simili episodi, ma lì le motivazioni sono di carattere diverso: molto spesso i reati avvengono in serate e nottate passate a consumare droghe”.
La migliore arma è la prevenzione: “Occorre investire nella scuola e nei servizi sociali” spiega Di Giglio. “La verità è che queste sono famiglie abbandonate a se stesse e poi ci meravigliamo se anche i ragazzi delinquono in età così giovane.
Io mi occupo di giovani rinchiusi nelle carceri minorili di Airola e Nisida e molti di questi reati trovano il loro humus in un tessuto sociale di degrado e subcultura. La prevenzione è l’unica arma che può andare incontro a questi ragazzi, altrimenti le strade sono solo quelle del crimine. I servizi sociali, coi quali lavoro a stretto contatto, intervengono molto bene a cose fatte, ma occorre un servizio sociale che venga fornito di mezzi e persone per poter operare. E ciò deve avvenire prima, non dopo. Ecco che lo Stato deve investire con supporto alle famiglie, con centri di assistenza sociale. E poi, la scuola. Assistiamo a un’evasione allarmante e noi interveniamo cercando di monitorare queste situazioni attraverso assistenti sociali e uffici sociali minorili. Ma il monitoraggio deve essere più pregnante, la scuola deve segnalare di più. Nei quartieri difficili andrebbe fatto un lavoro penetrante e attraverso mezzi e personale sufficiente”. Di Giglio conclude: “In contesti degradati questi sono reati annunciati: è quasi naturale, fisiologico che accadano. Ecco che occorre incidere con più Stato, con una scuola che sia presente con più mezzi e personale”.

Non si può più rimanere inermi, è sbagliato voltarsi dall’altra parte: i bambini non devono essere trattati come numeri o fascicoli”. Lo sottolinea in una nota l’avvocato Angelo Pisani che così commenta le presunte violenze ai danni di due cuginette che sarebbero avvenute nel Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, lo stesso dove venne violentata e uccisa la piccola Fortuna Loffredo.
In tutte le periferie d’Italia – prosegue Pisani, legale della famiglia di una delle due presunte vittime, che compirà 12 anni tra pochi giorni – sono tanti bambini abbandonati a se stessi laddove lo Stato è assente, dove le istituzioni sono complici del degrado, dell’assenza di cultura, di socialità e di servizi”.
Pisani, che dice di essere impegnato in indagini difensive, fa sapere che ieri si è tenuta la prima udienza di un processo che cautelativamente ha confermato l’allontanamento delle bambine dai genitori: “ma questa – sostiene – non è la soluzione perché non tutela gli altri bambini, vittime e aggressori.
Purtroppo non c’è rimedio istantaneo – aggiunge – ogni provvedimento aggiunge al dolore: alla lesione della dignità si aggiunge la beffa dell’allontanamento dal nucleo familiare.
Occorre restituire valori, tutelare la vita dei bambini e punire severamente gli aggressori, figli ahimè di quelle istituzioni complici, che non hanno saputo tutelare le famiglie e ogni giorno fanno in modo che avvengano queste violenze sui minori, pari a un omicidio quanto ad atrocità”.
Sono troppi i bambini violentati, usati come merce, e – sostiene Angelo Pisani – non sono bastati riflettori accesi dalle tragedie precedenti. C’è la chiara responsabilità delle istituzioni incapaci di tutelare i diritti dei minori e di interrompere ciclo violenza e degrado”.
Salvarne uno o allontanarne altri dalla famiglia – prosegue il legale – purtroppo non serve a tutelare e salvare i tanti ogni giorno esposti in queste strade a mille pericoli”.
La magistratura – conclude l’avvocato – deve tutelare le vittime, i bimbi vanno reinseriti in contesti normali e occorre una bonifica totale delle periferie d’Italia. Spero che presto ci sia la più severa ed esemplare punizione per i responsabili, ragazzi o adulti che siano, e collaboreremo nel ricercare ogni responsabile avendo fiducia nella Magistratura che farà luce su questo inferno”.