La Soprintendenza diffida la Regione Campania a eseguire lavori allo stadio Collana, inaugurato nel 1929, impianto storico soggetto ad autorizzazione. I lavori di restyling da 40 milioni sono iniziati lo scorso dicembre, a spron battuto. E una tribuna è stata già abbattuta, in vista della ricostruzione. A firmare l’atto, inviato oggi a Santa Lucia, sono stati il Responsabile dell’Ufficio Vincoli e il funzionario architetto di zona. L’impulso all’iniziativa è arrivato in due fasi. Prima una segnalazione di Italia Nostra, trasmessa lo stesso giorno di avvio del cantiere. L’associazione ambientalista evidenziava opere in corso “di demolizione delle strutture delle gradinate”. Il giorno dopo si muoveva la consigliera regionale Maria Muscarà, sottolineando l’inizio dei lavori, in una struttura quasi centenaria. Nella diffida, la Sopritendenza elenca le ragioni per cui ritiene lo stadio vincolato.
“Considerato – spiega la lettera dell’ufficio – che il campo sportivo vomerese inaugurato il 27 ottobre 1929 dal Ministro Giuliano Balbino su progetto di dell’ing. Amedeo d’Albora con il nome di Campo Sportivo del Littorio, è uno dei primi stadi napoletani di epoca fascista, denominato successivamente Stadio del Vomero e Stadio XXVIII Ottobre“. Il Collana, però, non è solo un antico impianto sportivo. Nel 1943 fu anche “teatro dell’insurrezione delle “Quattro Giornate” di Napoli”. Inoltre “pesanti interventi” ci furono negli anni ’60, per riadattarlo ad ospitare, nel 1963, i Giochi del Mediterraneo. Ed in quanto “complesso architettonico storico di proprietà pubblica”, è tutelato “ope legis” ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. “L’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali – avverte la Soprintendenza – è subordinata ad autorizzazione del Soprintendente“. Così la Regione non solo è diffidata dall’eseguire “lavori preventivamente non autorizzati”. Ma anche a fornire “chiarimenti su quanto eseguito”.
L’articolazione territoriale del Mic, infine, rammenta pure “la necessità di sottoporre a Verifica dell’Interesse Culturale il complesso architettonico dello Stadio Collana, avente più di settanta anni”. A prevederlo è sempre il Codice dei beni culturali, all’articolo 12. Nessuna reazione dalla Regione, finora. Fonti dell’Arus fanno sapere di essere “tranquilli” e “che riscontreranno rapidamente alla nota della Soprintendenza”. L’Agenzia Regionale Universiadi per lo Sport è affidataria dell’impianto di proprietà regionale.
“La fretta è sempre cattiva consigliera” commenta la rete sociale No Box. Secondo gli attivisti “con la stessa superficialità e fretta con cui dispose l’affidamento ai privati della gestione dello stadio a cui ha messo la parola fine la giustizia amministrativa, adesso un altro stop per aver ‘dimenticato’ che prima di apportare modifiche ad una così importante opera pubblica occorre avere le ‘carte in regola'”. La rete sociale coglie l’occasione “per ribadire la nostra netta contrarietà al progetto che prevede 200 posti auto al di sotto dello Stadio, in un’area soffocata dal traffico veicolare privato” e “ben servita da una fermata della Metropolitana collinare che per pochi metri non sbuca negli spogliatoi del Collana”. Muscarà attacca: “La rigenerazione urbana tanto decantata evidentemente per De Luca, da lanciafiamme a demolitore, non è quello che pensiamo noi”. La consigliera del gruppo misto chiede: “Se il comune mortale per la veranda in cucina si becca una denuncia, a chi governa ed agisce in assenza di regole cosa dovrebbe essere fatto?”. Al di là “della considerazione su questo modo frettoloso e raffazzonato di usare la cazzuola – afferma Muscarà – mi viene da pensare al silenzio di tanti illustri architetti studiosi e titolati. Speriamo che adesso siano costretti a parlare, pur tardivamente”.