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Angela, che lezione. Perdi un bronzo olimpico e che fai? Esci dalla vasca, e in 3 minuti non spieghi una gara, ma una visione del mondo. “Scusa se mi prolungo ma questo è un argomento importante”. È accaduto ieri alle Paralimpiadi di Parigi, in diretta ai microfoni di Raisport. Angela Procida ha appena gareggiato nei 50m dorso femminili S2. È arrivata quarta, per due soli centesimi. “Può capitare a tutti no? Ogni tanto bisogna provare l’ebbrezza del centesimo perso”. Ha un sorriso stampato sulle labbra. Con l’autoironia reprime un filo di delusione. Stavolta è andata così, ma giovedì un bronzo se l’è messo al collo: terza nei 100 dorso S2. È lo sport, è la vita. “Noi atleti ci proviamo sempre – chiarisce -, ma non è facile essere al 100% nell’occasione giusta. Bisogna normalizzare questo fatto. La volontà c’è, non sempre il risultato rispecchia la volontà”. Il tono è calmo, la tensione agonistica è lasciata a bordo vasca. Unica traccia: i lunghi capelli bagnati. Angela sfoggia equilibrio, restituendo misura alla realtà circostante.

La sua storia qualcuno l’ha già raccontata. Ventiquattro anni, di Castellammare di Stabia. All’età di cinque anni è rimasta vittima di un incidente stradale. Nello schianto sono morti il padre ed una delle sorelle. Lei ha riportato una lesione midollare, perdendo l’uso delle gambe. Non si è arresa, non si è chiusa. Lo sport è stata la leva per ripartire. Dal 2014 ha iniziato a praticare il nuoto paralimpico, stile libero e dorso. Ben presto, alla piscina ha unito la febbre per il ciclismo. Risultato: una pioggia di medaglie, tra vasca e bici. Sono undici gli allori nel nuoto, tra paralimpiadi, mondiali ed europei (due ori). Un argento e un bronzo iridati nel paraciclismo. “Lo sport non è solo passione, ma anche un modo per staccare dalla quotidianità lavorativa o scolastica” riflette lei. Angela mattatrice e un po’ filosofa. “Per persone che hanno difficoltà – dice -, è anche un modo per ritrovare se stessi. La ricerca del proprio Io non è sempre facile”. Ovviamente non sono sempre rose e fiori. Ma lei è abituata a superare ostacoli. “Lo sport mi ha dato momenti di gioia e di tristezza, mi ha permesso di ritrovare la me che sono oggi. Magari determinata anche in altri ambiti”. E va precisato: “Vale per chi ha una disabilità e per chi non la ha”.

Non è più un’intervista, ma un momento verità. Tutto viene spontaneo, fluisce naturale. Può succedere, pare strano, anche in tv. E a quel punto ci scappa pure un paio di appelli. “Spero che tanti ci stiano seguendo – si augura – come sono state seguite le Olimpiadi, perché le Paralimpiadi meritano tanto. Gli atleti fanno gli stessi sacrifici”. E insomma: “Siamo atleti con la A maiuscola anche noi”. Poi Angela allarga la traiettoria del pensiero. Come stesse solcando l’acqua, a bracciate. E si spinge oltre. “Oggi i ragazzi hanno bisogno di tanto sprone per andare avanti – ricorda -, e penso che gli adulti debbano stare vicino a chi sta affrontando una debolezza”. Il suo è un messaggio in una bottiglia, lanciato dalla piscina paralimpica. “Abbiamo sofferto tanto, il Covid ci ha indebolito personalmente”. E allora sì, parte il suo Sms: “State vicino ai ragazzi”. Ad Angela Procida potete credere.