Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli – E’ a una svolta l’indagine sulle due sorelle di 24 e 17 anni, ustionate con l’acido la notte tra domenica e lunedì da un gruppo di persone – sei, tra cui tre ragazze – entrate in azione in sella a tre scooter all’una di notte in corso Amedeo di Savoia, nel rione Sanità, a Napoli. Gli uomini della Squadra mobile di Napoli, infatti, hanno stretto il cerchio su una delle donne del gruppo, probabilmente proprio colei che ha gettato l’acido addosso alle due giovani. Si tratterebbe di una persona della cerchai familiare delle vittime. E’ stata ascoltata per molte ore in questura dal pm Giulia D’Alessandro, della sezione ‘Fasce deboli’ della Procura di Napoli, e i sospetti sul suo conto sarebbero diventati schiaccianti. Si avvia dunque verso una soluzione-lampo un caso che aveva destato preoccupazione e innalzato l’allarme sociale: l’ultimo di una serie di episodi di criminalità che saranno domani al centro di una apposita riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Non era la prima volta che le due ragazze erano finite nel mirino. Il primo avvertimento lo avevano ricevuto tre settimane fa, quando le fiamme hanno avvolto la loro Smart. La circostanza, ritenuta il campanello d’allarme di una querelle che aveva preso una brutta piega, è emersa dalle indagini della polizia, le quali hanno pure evidenziato come i social abbiano avuto un ruolo determinante nell’esacerbare gli animi. Il quadro si è fatto con il passare delle ore più chiaro e le ipotesi formulate a caldo poco dopo l’aggressione hanno ceduto il passo alla convinzione che tutto abbia avuto origine nell’ambito di una vicenda sentimentale, anche se non inquadrata in un tradimento. Le attività della Procura (la sezione “Fasce Deboli” coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, affiancata dagli investigatori della Squadra Mobile diretta da Alfredo Fabbrocini), avrebbero consentito di delineare l’accaduto e il contesto – familiare, appunto – in cui il terribile gesto è maturato. Particolarmente grave il reato ipotizzato dal sostituto procuratore Giulia D’Alessandro (“deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”) che prevede pene tra 8 e 14 anni di reclusione. Gli inquirenti hanno passato al setaccio i profili social delle persone coinvolte nell’aggressione che ha costretto le due giovani, una delle quali madre di una bimba, a ricorrere all’intervento dei sanitari del reparto “Grandi ustioni” dell’ospedale Cardarelli. Ascoltate anche parecchie persone (molte delle quali familiari e parenti delle vittime) ritenute dagli investigatori a conoscenza dei fatti e che hanno risposto alle domande del pm negli uffici della Questura. Le attività sui social di una delle due ragazze si sono interrotte domenica scorsa, intorno alla mezzanotte e circa un’ora prima dell’aggressione: l’ultimo post, delle 23.58, è stato pubblicato per commentare una sorta di proverbio – “Peggio della bugia che ha le gambe corte, c’è l’invidia che ha la lingua lunga” – con una frase costellata da emoticon che lascia trapelare la sussistenza di una querelle: “lingua lunga ma di bugie… precisiamo”. Un’ora dopo, intorno all’una di notte, è scattata l’aggressione. Altro post dello stesso tenore dell’ultimo, la giovane l’ha pubblicato nel tardo pomeriggio di domenica (“quello che odiano di te è perché manca a loro”) e anche questo sembrerebbe riconducibile a una querelle di tipo sentimentale. Fa riferimento a presunte “malelingue”, invece, quello pubblicato, sempre domenica scorsa, per commentare un altro detto (“La gente vive di cattiveria, soffre di invidia e sputa veleno”): “Sputano veleno perke c’è tanta m… nella loro vita”, ha scritto la ragazza sul suo profilo social.