Tempo di lettura: 4 minuti

“Suo figlio ha avuto un grave incidente. Ha investito una persona. È nei guai seri, ma possiamo aiutarlo. Serve una cauzione immediata.” Una voce calma, autorevole, che non lascia spazio a dubbi. Al telefono non c’è un vero maresciallo, ma un truffatore esperto. La vittima? Un’anziana sola in casa, colta alla sprovvista. È così che la banda dei truffatori degli anziani colpiva, con uno schema tanto semplice quanto spietato.

I carabinieri hanno ricostruito il sistema, seguito le tracce dei soldi, ascoltato le telefonate registrate, e nelle prime ore di questa mattina a Napoli ed hinterland, Torino e Caserta, hanno proceduto ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Genova, nei confronti di 29 soggetti, tutti originari del napoletano, per associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di anziani, di cui 21 in carcere, 5 in detenzione domiciliare e 3 obblighi di presentazione alla P.G.. L’indagine denominata “2 ottobre”, in onore della “Festa dei Nonni” ed in considerazione dell’età avanzata delle vittime, è stata effettuata da oltre 150 Carabinieri dei Comandi Provinciali di Genova, Napoli, Torino e Caserta. Il sodalizio criminale era capeggiato da una coppia, Alberto Marcor e Marica Mastroianni, con precedenti di polizia anche specifici, strutturato in batterie operative diverse, che operavano su tutto il territorio nazionale, i cui componenti si incontravano e si aiutavano vicendevolmente. Le telefonate, effettuate solitamente da due membri dell’organizzazione, tali Vittorio De Filippo e Gabriele Fabiano, avevano l’unico scopo di individuare preventivamente le utenze in uso ad anziani o quelle ancora attive tra le innumerevoli utenze a disposizione. I promotori ed i propri sodali usavano, per definire il proprio gruppo strutturato, termini come “squadra”, “paranza” (in gergo criminale afferente un gruppo criminale) o “banda”, i cui capi venivano chiamati rispettivamente “la boss” e “o’ Mast” (il capo).

Il falso maresciallo, l’avvocato fantasma e il corriere: ecco la truffa perfetta

Tutto iniziava con una telefonata. I primi a mettersi in azione erano i cosiddetti telefonisti, esperti nel riconoscere una voce incerta, fragile. La prima chiamata era breve, quasi innocua. Serviva solo a capire se la persona dall’altra parte fosse anziana e quindi un bersaglio ideale. Se la risposta era positiva, scattava la seconda fase. A questo punto entravano in scena i protagonisti della truffa: il “maresciallo dei carabinieri” e l’“avvocato”. Il primo comunicava la falsa emergenza: un familiare – un figlio o un nipote – aveva causato un grave incidente. La controparte era ferita, la situazione disperata. Ma c’era una soluzione: pagare subito una cauzione, prima che fosse troppo tardi. A rafforzare la credibilità della messinscena c’era l’“avvocato”, che interveniva per dare un tocco di ufficialità alla richiesta. Una voce pronta a convincere la vittima che il tempo era poco e che serviva denaro. Contanti o gioielli, tutto andava bene. Il truffatore al telefono non lasciava nulla al caso. Intratteneva l’anziano il più possibile, impedendogli di chiamare figli, nipoti o amici per verificare. Nessuna pausa, nessuna distrazione. Solo parole ripetute con insistenza: “Dobbiamo fare presto, signora. Suo nipote rischia la galera. Ci aiuti ad aiutarlo”. Quando la vittima era ormai in trappola, scattava l’ultimo atto: l’arrivo del “corriere“. Era lui a presentarsi a casa della persona truffata, vestito in modo formale, magari con una borsa o un tesserino finto. Consegna rapida, poche parole, un volto rassicurante. E in pochi minuti, anni di sacrifici svanivano nel nulla.

La banda aveva basi operative sparse tra Napoli e Torino, con veri e propri call center allestiti in appartamenti e B&B. Ogni ruolo era ben definito: c’erano i telefonisti, i trasfertisti che viaggiavano per ritirare il bottino, e i capi, che gestivano i movimenti della “squadra”, come la chiamavano loro. Le auto per gli spostamenti venivano noleggiate con documenti di comodo, i telefoni usati erano vecchi modelli intestati a nomi fittizi. Comunicavano solo con messaggi criptati su app di messaggistica, per evitare intercettazioni. Alla fine, la truffa perfetta si è sgretolata. 

Sono state contestati agli indagati complessivamente 54 episodi di truffe pluriaggravate (45 consumate, 9 tentate) perpetrate sull’intero territorio nazionale nel periodo aprile 2022 – marzo 2024, per un conseguito profitto illecito complessivo superiore a 700.000 euro. Sono state arrestare, nel corso dell’indagine, 20 persone e denunciate 4 per il reato di truffa e tentata truffa aggravata. Sono stati sventati 13 episodi delittuosi. E’ stato recuperato il profitto di alcune truffe (denaro e monili in oro) per un valore di circa 90.000 euro