Un esposto-denuncia contro Comune di Napoli e ministero della Difesa, firmato dai pacifisti. L’iniziativa è annunciata, per la presunta “scarsa informazione dei cittadini in materia di servizio militare e civile”. Un passo deciso dopo le “insoddisfacenti risposte” a una diffida dello scorso 10 luglio. Due settimane fa, infatti, Comune e ministero sono stati diffidati dal Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione). Un atto compiuto nell’ambito della campagna nazionale per accrescere nei cittadini – in particolare giovani – la consapevolezza del diritto costituzionale all’obiezione di coscienza al servizio militare. Il Mir denuncia “il grave rischio” di danno ai cittadini italiani, da 18 a 45 anni. Deriverebbe dalla “attuale carenza d’informazioni nell’eventualità di ripristino per decreto ministeriale del servizio militare”. In particolare, sarebbe reso difficile l’esercizio del diritto di obiettare, nel “malaugurato caso di un’emergenza bellica”. Il caso di una guerra, per la sua stessa urgenza e straordinarietà, secondo i pacifisti “ridurrebbe ulteriormente i margini d’informazione e di trasparenza dei procedimenti”.
Sulla vicenda, il Mir di Napoli ha svolto vari incontri pubblici, rivolti ad istituti scolastici superiori. Ha inoltre coinvolto altre organizzazioni pacifiste, per una comune campagna nazionale sul diritto all’obiezione di coscienza. E quindi ha deciso di “dare un segnale forte“, diffidando e mettendo in mora i soggetti istituzionali considerati inadempienti. “Le repliche ufficiali dell’Amministrazione Comunale di Napoli (a firma della Dirigente del Servizio Statistica e Servizi Demografici) e del Ministero della difesa (a firma del Vice Direttore Generale della Previdenza Militare e della Leva) – dichiara Ermete Ferraro, presidente del Mir Italia e referente per Napoli – ci sembrano però del tutto insoddisfacenti, in quanto non rispondono alle osservazioni critiche della diffida, trincerandosi dietro l’assolvimento di meri adempimenti burocratici”. A detta del Mir, il Comune affermerebbe di avere un solo compito: la “fugace pubblicazione del rituale manifesto di chiamata dei giovani in età di leva”. E stop, null’altro.
Non più convincente sarebbe stato il dicastero. “La Difesa sostiene che – afferma il Movimento Internazionale della Riconciliazione – le procedure del Codice dell’Ordinamento Militare richiamate nella diffida del Mir si applicherebbero solo nel caso di ripristino della leva obbligatoria per stato di guerra o grave crisi internazionale, situazione emergenziale a causa della quale, come già previsto dall’art. 1948 dello stesso C.O.M., potrebbero invece essere superate o semplificate per ‘esigenze d’urgenza o segreto'”. Una posizione che non persuade affatto la galassia pacifista. Per Ferraro appare “kafkianamente assurda” una situazione in cui le norme ordinarie sul servizio militare e civile alternativo, “‘sospese’ in tempo di pace, entrerebbero in vigore solo in caso di ripristino ‘eccezionale ed urgente’ della leva”. Salvo poi “derogare alla loro applicazione per lo stesso motivo”. Il presidente del Mir ci scorge “palesi contraddizioni”. E anticipa l’intenzione di ricorrere alla magistratura, con altre sigle pacifiste e disarmiste. Nel frattempo, continuerà un lavoro di “controinformazione e sensibilizzazione sul diritto all’obiezione di coscienza”.