Dal 2019 nel cast di ‘Un Posto al Sole’ dove veste i panni del giovane aiuto chef Samuel, Samuele Cavallo ci parla della sua carriera di attore e cantante e, al contempo, del suo ruolo di padre. Il 10 gennaio infatti uscirà il suo ultimo singolo, “Cos’è un papà”, realizzato in occasione del primo compleanno di sua figlia, Isabel.
Nel cast della nota soap opera di Rai3 ormai da alcuni anni. Come vivi questo ruolo e quanto Samuel è affine alla tua personalità?
Io e Samuel ci accompagniamo ormai da ben quattro stagioni. Questo significa che andiamo più che d’accordo. Abbiamo molte affinità tra cui la musica, l’ironia e quei valori come l’amicizia e la capacità di amare follemente. Siamo, però, diversi sotto molti altri punti di vista. Lui vede sempre il buono in tutto, vive nei sogni, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Io, invece, credo nei sogni, si, ma sono più ‘terreno’. Ricerco sempre l’equilibrio e alcune volte tocco anche momenti di pessimismo cosmico dai quali traggo la forza per risalire.
Cosa si prova ad essere parte di una famiglia televisiva così importante come quella di ‘Un Posto al Sole’?
Un Posto al Sole è una realtà che continua a fidelizzare il pubblico da oltre ventisei anni. Le volte in cui vengo fermato per strada, nei negozi, al bar o in metro, mi dicono “vi seguo dal 1996”, cose che mi riportano anche i più giovani. In molti sostengono anche: “la sera per noi Un Posto al Sole è appuntamento fisso”. Ci sono anche persone lontane da casa, per lavoro o per l’università, che lo guardano per sentirsi vicino alla propria famiglia. Trovo tutto questo stupendo e mi sento fortunato perché vivo il lavoro con passione e per di più con persone con le quali si è creato un ottimo feeling. Si tratta di una grande famiglia che accompagna gli italiani tutte le sere dal lunedì al venerdì.
Cosa devono aspettarsi i fan della serie per le prossime settimane?
Sicuramente tante novità! Il pubblico sa che Un Posto al Sole è in continuo movimento con le storylines e questo è una sorta di patto di fiducia che da più di un quarto di secolo li tiene legati.
Un pugliese trapiantato a Milano che fa la spola con Napoli per raggiungere il set della fiction. Che legame hai con la città partenopea e con i napoletani?
Si, sono una sorta di “emigrato” al contrario. Aveva fatto questo esempio qualche tempo fa Stefano De Martino in un’intervista. Sembrerà bizzarro per gli italiani ma sono proprio uno di quelli che dal sud è emigrato al nord per poi fare il pendolare per via del lavoro al sud. Una specie di pallina da flipper! Mi ritengo un privilegiato, perché vivere Napoli per gran parte dell’anno mi fa sentire a casa. Ormai posso dire di sentirmi un po’ partenopeo anch’io.
Il tuo debutto teatrale avvenne al fianco di Massimo Ranieri. Che ricordo hai di lui e che rapporto vi lega attualmente?
Incontrare Massimo nel mio primo spettacolo teatrale importante è stato come vivere un sogno. Ricordo di essermi messo in fila, col numeretto per fare quell’audizione. Era il 2 Giugno del 2009. Feci nascondere mia madre, che era venuta a trovarmi, nella galleria del Sistina per non farla rimanere fuori. Al mio turno, dopo aver superato le selezioni di danza davanti a Franco Miseria, mi trovai di fronte a Massimo Ranieri e Gianni Togni (compositore delle musiche) e cantai “Almeno tu nell’Universo” di Mia Martini. In platea c’erano tanti ragazzi come me. Partì un applauso fortissimo. Il fonico, dietro le quinte, mi disse “sei stato bravissimo”. Massimo venne sotto il palco e mi disse di scendere. Mi guardò e mi diede uno schiaffetto, poi mi sorrise. Mi disse “aspetta qui”. Fui preso per quello spettacolo, sotto la sua regia. È stato incredibile! Oggi, purtroppo, non siamo più in contatto, credo per la sua vita stracolma di impegni. Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui. Magari in un progetto proprio su Napoli, la sua Napoli! Chissà! Lo spero…
Alla tua vita da attore si affianca quella da musicista e compositore. Quanto è forte il bisogno di esprimerti attraverso la musica?
La musica mi ha sempre salvato. È mia amica, è il mio lavoro, quando la cerco lei c’è sempre. È come un’anima silenziosa che mi è sempre accanto e non la tradirei mai. Ricambio tutto ciò esprimendo quello che sento, con parole e musica, grazie anche ad un team di artisti e tecnici con i quali si è creata una grande amicizia.
Domani, lunedì 10 gennaio, uscirà il tuo ultimo singolo, “Cos’è un papà”. Come nasce questo progetto?
Ho pensato di regalare a mia figlia qualcosa di speciale per il suo primo compleanno. È stato un anno bellissimo quanto complicato per via di una preoccupazione forte nel suo primo mese di vita. Per fortuna, grazie allo scrupolo di un pediatra e alla successiva professionalità dei medici dell’ospedale ‘Buzzi’ di Milano, siamo riusciti a risolvere ogni cosa. Ho trovato in una canzone la possibilità e l’importanza di esternare tutto quello che avevo dentro e dimostrarle l’amore speciale che rappresenta per me. Purtroppo non ho avuto un rapporto idilliaco con mio papà, da bambino, e so quanto la presenza di un padre sia fondamentale nella vita. Per tale motivo, sto facendo e farò sempre tutto il possibile per far sentire Isabel speciale e importante per me. La cosa bizzarra è che sono io che non posso fare a meno di lei e del suo contagiosissimo sorriso.