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Napoli – Dure condanne, anche in secondo grado, per i due giovani maggiorenni ritenuti responsabili di avere derubato, il 2 gennaio 2021, a Napoli, lo scooter al rider Gianni Lanciato: la seconda sezione della Corte di Appello di Napoli ha confermato i dieci anni di reclusione inflitti Vincenzo Zimbetti e Michele Spinelli dal gup di Napoli Nord al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. Zimbetti e Spinelli sono stati difesi, rispettivamente, dagli avvocati Giovanna Cacciapuoti e Francesco Buonaiuto, e dai colleghi Diego Abate e Carlo Bianco.

La sentenza, secondo i legali di Zimbetti, gli avvocati Cacciapuoti e Buonaiuto, “è particolarmente severa e non concede sconto alcuno ai due ragazzi, nonostante la loro giovane età e il ravvedimento manifestato con la confessione, una lettera di scuse e anche attraverso il risarcimento dei danni, che ha portato alla revoca della costituzione di parte civile da parte della vittima”.

“Come sempre, – sottolineano Cacciapuoti e Buonaiuto – rispettiamo le decisioni dei magistrati, ma riteniamo che una condanna così severa tradisca la funzione rieducativa della pena che costituisce un fondamento del nostro ordinamento penale, specie quando si tratta di imputati così giovani”. Nell’aggressione al rider parteciparono anche dei minorenni: a tre giovani i giudici del Tribunale per i Minori hanno inflitto una condanna molto più mite, 4 anni e 3 mesi mentre per al quarto la pena è stata ridotta a 3 anni e 4 mesi in quanto non avrebbe preso parte a un’altra analoga rapina che ha preceduto quella al rider.

“Le decisioni dei giudici si rispettano – ribadisce l’avvocato Carlo Bianco, legale di Spinelli – ma, in verità, nessuno si aspettava una sentenza di conferma. Ci si aspettava, invece, un intervento per rendere la sentenza proporzionata alla giovane età, allo stato di incensuratezza, agli sforzi fatti da persone indigenti, quali sono i genitori del ragazzo, per risarcire il rider di duemila euro, una cifra importante da chi per vivere fa lavori umili. Francamente non so proprio come spiegare – continua l’avvocato – ai due ragazzi la differenza di condanna, praticamente il doppio rispetto ai complici minorenni ma che in realtà avevano un’età di poco inferiore a quella dei maggiorenni. Una condanna – conclude il legale – che sembra essere frutto di una fredda cumulazione delle pene previste per i due episodi contestati”