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NAPOLI – Lui che è laureato in filosofia (con Biagio de Giovanni relatore), si sarà ricordato della lezione di Michel Faucault. Oppure, chissà, avrà solo trovato l’occasione per dare sfoggio della sua ormai proverbiale teatralità.
 
Fatto sta che le cose sono andate così.
 
Sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia, la sede della Regione. Conferenza stampa di presentazione del biodigestore che sorgerà a Ponticelli.
 
Vietato ai cronisti fare domande dai posti a sedere che occupano.
 
Il Governatore Vincenzo De Luca, però, si presta volentieri alle domande dei cronisti quando finisce la parte, per così dire, istituzionale della conferenza.
 
I relatori si alzano dal tavolo delle conferenze, spengono i microfoni istituzionali. Si alzano tutti. Inevitabile, allora, il capannello in un angolo della sala.
 
Telecamere, telefonini, registratori, microfoni, mascherine anti-Covid, calca, caldo che ora nemmeno più l’aria condizionata del Palazzo della Regione riesce a mitigare.
 
Il Governatore riprende da dove aveva pochi minuti prima interrotto (con un applauso finale dei suoi): dal passo fondamentale che costituisce la costruzione dell’impianto di Ponticelli.
 
C’è una domanda sulla crisi di governo. E De Luca, nonostante non abbia mai mancato critiche all’esecutivo (chiedere al povere Roberto Speranza o allo stesso Draghi quando gli sembrava che camminasse “anche sulle acque”), dice di aver apprezzato il discorso del premier. Ma anche che è assai poco ottimista sull’esito (“la matassa va ingarbugliandosi visto che qualcuno con una evidente strumentalizzazione chiede ad 8 mesi dalla fine naturale della legislazione dei cambi al Governo”).
 
Poi la domanda: Presidente, le posso chiede una battuta sull’iniziativa degli intellettuali che la criticano fortemente e si oppongono al suo terzo mandato di pubblicare un libro su di lei il prossimo settembre?
 
Dicevamo Foucalt: “Non c’è uno, ma più tipi di silenzio, ed essi fanno parte integrante delle strategie che sottendono ed attraversano i discorsi”, asseriva il filosofo francese.
 
Bene: in questo caso, il silenzio attraversa discorsi già fatti. Alla domanda, De Luca gira lentamente il volto verso il cronista che gliel’ha fatta. Socchiude gli occhi dietro gli occhiali. E per un secondo, solo per un secondo, gli dà l’impressione anche di star elaborando una risposta.
 
Ma la risposta, anziché dalla bocca, viene fuori tutta dallo sguardo. Fulminante. Sprezzante. Di ghiaccio. Tant’è che, per alcuni, interminabili secondi, anche la ressa dei giornalisti si gela. Poi il tutto si scioglie con un risata di scherno.
 
Magari, chissà: perché intanto la mente va a un’altra conferenza stampa. Quella a Porto Cervo di Silvio Berlusconi e Putin, quando l’allora premier italiano (correva il 2008), mimando un mitra, fulminò con lo stesso, feroce sguardo una giornalista russa che si era permessa di chiedere al presidente russo se intrattenesse un rapporto amoroso con una sportiva (per la serie, si stava meglio quando si stava peggio).
 
E quindi: Isaia Sales, Marco Plutino, Pietro Spirito, Aldo Schiavone, Massimo Villone, Paolo Macry, Massimiliano Amato, Raffaella Di Leo, Luciana Libero, Licia Amarante, Fabio Avallone, Giuseppe Cantillo, Daniela De Crescenzo, Vincenzo Iurillo dovranno aspettare probabilmente settembre, quando è prevista la pubblicazione del loro lavoro, per avere un commento verbale del protagonista delle loro pagine. Per adesso, per loro, bastano e avanzano le parole che il Governatore ha speso domenica sera nel corso della Festa dell’Unità: “Sono sei-sette che dicono scemenze”, per ricordarne il sunto.
 
E comunque. Da questo pomeriggio, emerge un altro dato attorno al libro degli antideluchiani: stando alle notizie che arrivano da Roma, dovrebbe uscire in piena campagna elettorale. E come direbbe quel tizio nel salire i gradini del patibolo: “No! Non sono venuto qui per fare un discorso. Sono venuto qui per morire”.