Ergastolo anche in appello per Pinotto Iacomino, condannato alla stessa pena in primo grado per avere ucciso con 13 coltellate la sua ex compagna, l’insegnante Ornella Pinto, all’alba del 3 marzo 2021, nell’abitazione del quartiere Arenaccia di Napoli che avevano condiviso e dove la donna viveva con il figlio. Lo ha deciso prima Corte d’Assise di appello di Napoli (presidente Rosanna Saraceno, giudice a latere Pasquale Santaniello) che ha accolto le richieste formulate dal sostituto procuratore generale Luigi Musto e dagli avvocati di parte civile Mino Capasso, Marcello Severino, Loredana Gemelli e Celeste Giliberti.
Il giudice ha disposto una provvisionale da 180mila euro per Stefania Pinto, sorella della vittima, tutrice del figlio della coppia.
Sia l’accusa, sia gli avvocati di parte civile, tra cui figura Gianmario Siani della Fondazione Polis, nel corso delle loro discussioni, hanno chiesto l’ergastolo e anche la conferma delle tre aggravanti – premeditazione, crudeltà e convivenza tra vittima e omicida – riconosciute a Iacomino dalla Corte di Assise. L’omicidio avvenne con la presenza in casa del figlio della coppia, svegliato dalle urla della mamma. L’imputato è stato difeso dall’avvocato Cinzia Mancini. Il processo d’appello è iniziato lo scorso 14 ottobre.
“Per quanto dura possa essere stata la pena, la vera condanna è nostra e del bambino, che dovrà crescere senza la madre: vive con me e adesso, dopo la sentenza di secondo grado, procederò all’adozione”. Sono le prime, commosse, parole pronunciate da Stefania Pinto, sorella di Ornella Pinto, l’insegnante uccisa dell’ex compagno Pinotto Iacomino all’alba del 3 marzo 2021, nell’abitazione del quartiere Arenaccia di Napoli che prima della loro separazione condividevano.
“Gli ho dato e continuerò a dargli tutto l’amore possibile“, ha detto ancora Stefania Pinto che, come deciso dalla corte di assise di appello di Napoli, ha anche ottenuto una provvisionale da 180mila euro per il bimbo datogli in affidamento poco dopo l’omicidio. Già in primo grado, un caso più unico che raro, il giudice del tribunale dei minorenni di Napoli, ha revocato la patria potestà, accelerando così il percorso che porta Stefania all’adozione.
“E’ innaturale – ha concluso Stefania – perdere, contemporaneamente, l’affetto materno e anche il padre, a cui oggi è stata confermata la condanna all’ergastolo”.