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Processo Eternit Bis, confermata a Napoli la condanna a 3 anni e 6 mesi del magnate svizzero Stephan Ernest Schmidheiny. Il 76enne, accusato di omicidio colposo, è stato riconosciuto colpevole per il decesso di Antonio Balestrieri. La sentenza è stata emessa dalla seconda sezione della Corte d’assise d’appello (presidente Alfonso Barbarano). I giudici hanno accolto le richieste del sostituto pg Stefania Buda.

Per lo stabilimento di Bagnoli, si contesta l’uso dell’amianto senza cautele, privo di confinamento e con le maestranze ignare e sprovviste di mezzi di protezione. Si ipotizza che alcuni lavoratori sarebbero stati costretti a coprirsi la bocca con i fazzoletti. All’interno della fabbrica, infatti, non sarebbero state fornite regolarmente le mascherine. I difensori dell’imputato hanno discusso diverse ore, per smontare la tesi accusatoria. Secondo i legali di Schmidheiny, le conoscenze dell’epoca sarebbero state diverse da quelle di oggi. Per questo – è la tesi difensiva – l’industriale non avrebbe potuto sapere con certezza che l’amianto fosse cancerogeno.

Il processo Eternit Bis è diviso in 4 tronconi, scaturiti dalle inchieste sulla fabbrica in Italia. Il primo processo Eternit si chiuse dieci anni fa. Il 19 novembre 2014 la Corte di Cassazione dichiarò il reato di disastro ambientale prescritto, annullando le condanne per gli imputati e i risarcimenti alle parti civili. La sentenza di oggi, invece, è “un ulteriore tassello per assicurare giustizia alle vittime dell’amianto” secondo l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Confermata anche la fondatezza della richiesta di risarcimento del danno dell’Ona, assistito dall’avvocato Flora Abate. L’associazione è una delle parti civili ammesse al processo, insieme a Presidenza del consiglio dei ministri, Regione Campania, Inail, Cgil nazionale e Campania, Associazione Mai Più Amianto, Medicina Democratica e Associazione vittime amianto (Afeva). Ora l’ultima parola torna alla Cassazione.