“Vittorio Parziale a dicembre, sei mesi prima dell’evento fatale, si era recato presso l’ospedale Pellegrini per problemi simili e non se ne erano accorti, o non avevano preso gli opportuni provvedimenti”. A denunciarlo è Amedeo Di Pietro, uno dei legali – assieme al collega Giovanni Fusco – della famiglia del 29enne, deceduto lo scorso 16 giugno per un malore nel nosocomio napoletano.
Secondo la ricostruzione dei familiari, il giovane aveva avvertito forti dolori allo stomaco, ed era andato in ospedale. Quindi si era accasciato improvvisamente, morendo poco dopo l’accettazione, mentre attendeva di sottoporsi ad esami. Per la vicenda, la Procura di Napoli ha iscritto tre sanitari sul registro degli indagati. Si tratta di due medici del pronto soccorso e di un anestesista. Un atto dovuto, per permettere loro di nominare consulenti, oltre che un difensore, in vista degli accertamenti tecnici necessari.
Sul corpo di Vittorio Parziale sono stati effettuati l’autopsia e le indagini tossicologiche. Ora si è in attesa dei risultati. L’ipotesi dei legali di famiglia è che il 29enne sia stato ucciso da un infarto. E potrebbe meritare un approfondimento investigativo la circostanza, riferita dagli avvocati, di un accesso in ospedale a fine anno scorso. Alcuni giorni dopo il decesso, amici e parenti del giovane avevano inscenato un corteo di protesta. La manifestazione era partita da vico Solitaria al Pallonetto, zona in cui risiedeva Parziale, padre di una bambina di sei mesi. La marcia si era conclusa sotto la Prefettura. I partecipanti avevano invocato “giustizia per Vittorio”, parlando di un presunto “caso di malasanità”.