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Quest’oggi nella sala congressi del Palazzo Esedra di Fuorigrotta, c’è stata la conferenza stampa di presentazione del concerto evento di Nino D’Angelo, domani 29 giugno allo Stadio Maradona. Anteprima24 era presente: di seguito sintetizzate alcune dichiarazioni dell’Artista, e annesso video delle domande dei colleghi giornalisti. Il Maestro Nino D’Angelo si è prestato a tante domande, e si è mostrato, come sempre, genuino e autentico.

“Napoli si è mobilitata per me: non me l’aspettavo, sono commosso”

Ero molto scettico su questo progetto: non pensavo che a 67 anni, Napoli si sarebbe mobilitata per me. C’è chi ha avuto ragione, e sono stato contento. Per me è una sorpresa esagerata. Sono cinquantadue anni di carriera: sono andato sei volte a Sanremo, e sono stato un cantante napoletano da sempre, e vorrò esserlo per tutta la vita. Essere un cantante napoletano è un privilegio. Italiani possiamo esserlo tutti, ma cantanti napoletani possiamo esserlo soltanto noi“.

“Oggi, Napoli è vincente: negli anni ’70, l’Italia era ancora più razzista”

Ho preso tante cattiverie, così come i giovani di oggi: la Napoli dove sono nato io, negli anni 70, l’Italia era ancora più razzista. Mi chiamavano terrone ovunque andassi. Il sogno della mia vita è quello di cantare allo Stadio San Paolo, quando nel Napoli c’erano Sivori, Altafini, Juliano e Montefusco. Durante tutti questi anni, mi sono sentito sempre sotto esame. Sono contento di aver pagato per tutti, però sono contento che oggi mi venga riconosciuta la professionalità. All’epoca, venivo giudicato soltanto per il caschetto, ma nessuno ci ha mai guardato dentro“.

“Miles Davis è stato il primo a credere in me”

La prima persona che mi ha sdoganato è stata Miles Davis: credevo fosse un calciatore, quando me lo dissero, perché io non sapevo chi fosse. Miles Davis disse che gli piacevano le mie canzoni, e dopo qualche mese, è venuto nel mio studio Billie Preston, il quinto Beatles: mi disse che a casa di Miles Davis si facevano le feste napoletane con le mie canzoni“.

“Mario Merola mi ha investito di una enorme eredità”

Io nasco con la sceneggiata: Mario Merola, un giorno, disse che io sarei stato il suo erede. Per me era immenso, e, da quel momento, iniziai a fare il pop napoletano. Io volevo arrivare alle generazioni più moderne, a chi non conosceva la canzone napoletana. Iniziai quindi a scrivere un genere diverso dalla sceneggiata. Andavo a fare i matrimoni col mio gruppo, ed una sera, ad un matrimonio, c’era tutta Torre del Greco che cantava le mie canzoni“.

“Nell’ignoranza c’è la cultura dei valori sani: la mia famiglia mi ha insegnato tutte le cose buone”

Sono figlio dell’ignoranza, che, qualche volta, può anche essere una cosa positiva: c’è la cultura nel sentimento, dove non c’è tanta cultura. La mia famiglia non ha mai letto un libro, ma ho imparato da loro tutte le cose buone. Oggi, Napoli è vincente: è bellissimo vedere un ragazzo come Geolier andare a Sanremo, riempire lo stadio per tre giorni. E’ come se fosse mio nipote, e sono molto felice per lui. Napoli deve approfittare di questa esplosione culturale e musicale. Però, va’ ripristinato il Festival di Napoli: il festival del talento, di quelli che vogliono la gente, e non di quelli che vogliono i discografici“.