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In una protesta fuori al carcere di Poggioreale, i sindacati di Polizia penitenziaria tornano a denunciare un allarme sicurezza nelle carceri della Campania, insieme agli atavici problemi di sovraffollamento e organici del personale sottodimensionati. Alle croniche emergenze si è ora aggiunta quella del bradisismo, con l’evacuazione del carcere femminile di Pozzuoli, in seguito alle scosse del 20 maggio scorso.

Gran parte delle detenute è stata trasferita nella sezione dei semiliberi dell’istituto di Secondigliano, giudicato “non idoneo” ad accoglierle dalle sigle sindacali Sinappe, Uil Pa PP, Uspp, Fns-Cisl e Cnpp. Ci sarebbe, secondo i sindacati, un pericolo “promiscuità” tra uomini e donne ristretti nella stessa area. Un’ipotesi tuttavia smentita da Lucia Castellano, provveditore regionale alle carceri. Detenuti e detenute, infatti, hanno un ingresso in comune. Ma una volta entrati i percorsi interni sarebbero opposti, e separati gli ambienti di destinazione.

Il penitenziario flegreo, considerato istituto di eccellenza, resta tuttavia un grosso nodo. L’ultimo sciame sismico ha provocato importanti lesioni alla struttura, oltre alla caduta di calcinacci. Ora necessita di una ristrutturazione, per la quale si prevedono tempi assai lunghi. “Anni” dice il provveditore. “I tecnici – spiega Castellano – hanno evidenziato un ‘quadro fessurale’ a cui non può non fare seguito un programma di interventi che lo terrà chiuso per qualche anno”. Il problema è adesso individuare un’altra struttura, capace di accogliere tutte le 140 detenute evacuate. “Il carcere di Pozzuoli – dichiara il provveditore – rappresenta un pezzo della città, un’eccellenza a cui non vogliamo rinunciare”. Come pure, l’amministrazione non intende disperdere il lavoro svolto, in materia di recupero e rieducazione. “Non vogliamo rinunciare – aggiunge Castellano – alle attività che hanno consentito di avviare le detenute verso percorsi di riabilitazione come la cioccolateria e la sartoria”.

Intanto però, i sindacati accusano il provveditorato ed il Dap, la direzione centrale, di aver “portato alla deriva il sistema carceri in Campania”. Il caso Pozzuoli, secondo le organizzazioni sindacali, è “la tipica goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Una vicenda “rappresentativa del decadimento” degli istituti di pena campani, e della “‘incapacità di coniugare l’aspetto emergenziale con la sicurezza” di detenute e poliziotte. Si contesta un deficit di programmazione, ricordando come il bradisismo sia ricominciato un anno fa. Critiche respinte al mittente da Castellano. Il provveditore rivendica alcuni  risultati, in tema di lotta alle nuove frontiere della malavita in carcere. Ad esempio ‘introduzione di sistemi anti-drone ad Avellino, Napoli Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Salerno. Apparati, peraltro, presto installati anche a Benevento, Carinola e Ariano Irpino. Il dirigente però ammette le difficoltà. “Per numero di detenuti – afferma – la Campania è seconda solo alla Puglia”. Soltanto a Poggioreale, la popolazione carceraria supera di oltre un migliaio di unità il tetto massimo. E per quanto concerne il personale sono, ad oggi, ben 590 le assenze, sull’organico di 4070 unità. Vuoti riconducibili a varie ragioni: prepensionamenti, permessi studio e altro. Castellano inoltre sottolinea l’elevata età media degli agenti in Campania. Anche per questo auspica la “collaborazione” dei sindacati, dei quali ha incontrato una delegazione, in tarda mattinata.