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I dubbi dei consiglieri, le interpretazioni di legge, il pressing della prefettura di Napoli per una decisione. C’è tutto questo nell’affaire Marco Nonno, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, sul punto di decadere dalla carica. Domani il consiglio regionale prenderà atto del voto nella giunta delle elezioni: un voto favorevole alla decadenza. Al posto di Nonno entrerà Cosimo Amenteoggi consigliere in surroga, pronto al subentro definitivo. Nella seduta di ieri è emersa la complessità della vicenda. Una certezza: scaduti ormai i 18 mesi di sospensione, previsti dalla legge Severino, Nonno avrebbe potuto reclamare il reintegro. L’urgenza ha innescato il timing della decadenza. Decisione non unanime tuttavia. Una discordanza di idee trasversale: il voto, come si dice, è stato di coscienza. Anche Alfonso Piscitelli (FdI), ad esempio, si è convinto al via libera per la decadenza. “Pur non essendo un tecnico e stigmatizzando che da questo punto di vista, poco c’è stato di aiuto, anche nella decisione che abbiamo dovuto prendere con sofferenza – dichiara il compagno di partito di Nonno, almeno ognuno ha maturato una sua idea, perché con tutto il rispetto del lavoro che fanno i nostri tecnici, alla fine, niente c’è stato dato, neanche come consiglio, fermo restando tutta l’avvocatura che abbiamo potuto o voluto consultare, probabilmente ci saremmo fatti un’altra idea“.
La storia origina dalla condanna di Nonno a due anni di reclusione, per resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Fatti del 2007, relativi agli scontri per la riapertura della discarica di Pianura. Lo storico esponente della destra napoletana era all’epoca consigliere comunale. Quindi un pubblico ufficiale. Detta qualità fece scattare l’aggravante, decisiva per l’applicazione della Severino. La sentenza (pena sospesa) è diventata cosa giudicata, dopo il passaggio in Cassazione. Della pronuncia, tuttavia, mancano ancora le motivazioni. “Vi informo che la prefettura di Napoli, sono due o tre giorni che quotidianamente chiama il segretario generale per sapere circa le nostre decisioni sulla vicenda Nonno-Amente” avverte in giunta il presidente del consiglio regionale, Oliviero. E incalza: “Dopo che è scaduta la sospensione, il consigliere Nonno entra in Aula. Il decreto parla chiaro: se non decidiamo la decadenza, deve entrare. L’istituto della sospensione non esiste per il Consiglio, la decreta il Consiglio dei Ministri, non noi”.  Proprio il segretario generale del consiglio, Mario Vasco, sottolinea le difficoltà del caso: “Abbiamo rappresentato che c’è questa decisione della Corte di Cassazione per la quale abbiamo chiesto elementi istruttori, abbiamo chiesto un intervento della Corte d’Appello chiedendogli di far chiarire meglio il dispositivo della sentenza, la Corte d’Appello non ha ritenuto di fare quel 624, secondo comma, del Codice di Procedura Penale (quando la Cassazione indica nel dispositivo quali parti della sentenza diventano irrevocabili, ndr), ci ha dato le indicazioni che tutti conoscete, che secondo alcuni sono dirimenti, secondo altro è un mero parere, perché la Corte d’Appello ragiona per sentenza e non comunica per pareri“. Tra i presenti serpeggiano perplessità. Nappi, capogruppo della Lega, solleva questioni di opportunità “vista l’incertezza della vicenda, cioè il fatto che siamo in presenza di un dispositivo e non della sentenza, di un dispositivo quantomeno incerto nei contenuti“. Il consigliere leghista, perciò, propone di “attendere la pubblicazione della sentenza“. Si astengono inoltre Valeria Ciarambino del gruppo misto, e due deluchiani: Carmine Mocerino (De Luca Presidente) e Nino Savastano (Campania Libera). In nove sono per la decadenza: oltre a Oliviero e Piscitelli, i dem Massimiliano Manfredi e Loredana Raia, Fulvio Frezza e Salvatore Aversano di +Europa, Di Maiolo (misto), Di Fenza (Moderati) e Andrea Volpe (Psi). E così si compie il destino di Nonno.