Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a chiusura del Forum nazionale di PI Confindustria svoltosi ieri e oggi al Museo di Pietrarsa, alla presenza fra gli altri del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, dei Presidenti di PI Confindustria Giovanni Baroni, dell’Unione delle Confindustrie europee Fabrice Le Sachè, della Confindustria tedesca Bertram Kawlath, e dell’Unione industriali di Napoli Costanzo Jannotti Pecci e del Presidente regionale e vicepresidente nazionale di PI Confindustria Pasquale Lampugnale.
Ospitiamo questo forum in un territorio come Napoli, la Campania, e il Mezzogiorno che sono realtà dai difficili risvolti sociali, ma dinamiche e in continua evoluzione.
Lo facciamo qui a Pietrarsa dove nel 1853 prestavano la loro opera circa 700 operai, rendendo l’opificio il primo e più importante nucleo industriale italiano oltre mezzo secolo prima che nascesse la Fiat e 44 anni prima della Breda.
Oggi il contesto è cambiato ma è noto il dinamismo delle nostre piccole e medie imprese, che sono riuscite a fronteggiare al meglio che potevano la pandemia, l’emergenza energetica , il caro materie prime e le nuove incertezze del complesso quadro geopolitico internazionale.
….così come sono noti il talento e la creatività degli imprenditori e del capitale umano delle nostre aziende, come sono tante le imprese create da giovani, realtà consolidate e in crescita, tanto in comparti tradizionali del made in Italy quanto in poli manifatturieri all’avanguardia per tassi di innovazione; e come sono tante le multinazionali estere che scelgono di insediare sedi importanti nel nostro territorio.
I problemi che restano da affrontare sono tanti e complessi. Si può e si deve fare di più. C’è bisogno di una vision strategica e di una vera e propria politica industriale che valorizzi in maniera integrata e sinergica i tanti punti di forza esistenti.
Quelli di Napoli che attende da tempo interventi di trasformazione, rigenerazione e riconversione che potrebbero farla davvero “decollare” (fra Napoli Est fino a Pompei e oltre, passando per il Centro Storico, e arrivando fino a Bagnoli con l’intera Area Flegrea)
E quelli del Mezzogiorno, realtà complessa ed eterogenea con eccellenze e grandi divari in termini di occupazione e reddito, che mantiene margini di potenzialità che se finalmente ben sfruttate darebbero impulso all’intero Paese.
Dire quindi che l’Italia potrà crescere bene, tanto e in modo sostenibile solo se cresce anche il Mezzogiorno non è una “frase che va di moda” ma una verità. Lo ha evidenziato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso Primo Maggio affermando: “Il Mezzogiorno d’Italia è parte dell’Europa ed è decisivo per il suo futuro insieme ai vari Sud del Continente. Lo sviluppo della Repubblica ha bisogno del rilancio del Mezzogiorno. Una crescita equilibrata e di qualità del Sud assicura grande beneficio all’intero territorio nazionale”. Un richiamo lampante, quello di Mattarella, evidentemente, non solo all’unità nazionale, ma anche a quella integrità solidale di opportunità di sviluppo che il paese può cogliere solo nella sintesi tra nord e sud e non nella separazione delle loro strade.
In questo quadro, il ruolo delle piccole e medie imprese è fondamentale.
Le Pmi rappresentano il cuore pulsante dell’economia del nostro territorio, contribuendo in modo sostanziale alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e alla prosperità generale. Ma le piccole e medie imprese devono anche essere messe in condizione di competere e di poter affermare sui mercati internazionali il proprio valore
Per questo, alcuni interventi potrebbero essere prioritari nell’ottica di favorirne lo sviluppo: facilitare l’accesso al credito e sostenere gli investimenti, rendere strutturali il credito di imposta nella Zes unica riducendo la soglia minima di 200 mila euro, e la riforma del Fondo di garanzia per le Pmi, innalzando la soglia a 5 o 10 milioni; cumulabilità degli incentivi Transizione 5.0 con il credito d’imposta della Zes unica; credito d’imposta sulle spese relative ai basket bond, incentivi alla patrimonializzazione, agevolazioni incrementali e sgravi fiscali per le PMI delle aree interne.
Bisogna inoltre attrezzare reti e infrastrutture materiali, iniziando dal completamento e potenziamento delle preesistenze. I trasporti su ferro in primis. Ma anche le vie del mare, incredibilmente trascurate con una costa che può vantare numerosi approdi. E poi sciogliere i grovigli inestricabili di leggi e regolamenti che ingessano in partenza o in corso qualsiasi progetto di sviluppo meritevole.
C’è bisogno, in generale, di entusiasmo e di lavorare insieme, superando l’individualismo e una concezione del ruolo di classe dirigente legata solo alla soluzione di ricorrenti emergenze, scegliendo e attuando invece un metodo basato sulla condivisione, su un percorso che concili l’istanza di pianificazione centrale con le idee e i progetti di chi vive il territorio.
Un metodo che giunga a definire una vision strategica comune entro la quale possano trovare spazio iniziative e progetti di investimento sia pubblici che privati. Bisogna passare da una dimensione autoconsolatoria di grandi osservatori del passato a una dimensione, più fattiva, di protagonisti del futuro.
Una dimensione nella quale possa esserci spazio per il “protagonismo” delle PMI , dei centri di ricerca, dei centri di competenza universitari, dei vari laboratori, di banche e altri intermediari finanziari che valorizzino la buona progettualità, anche con strumenti di finanza innovativa.
Il tema centrale di questo forum è la via europea alla sostenibilità, analizzando le opportunità e le incognite fra le quali si muovono le Pmi.
La transizione green, insieme a quella digitale è una delle principali sfide che le imprese devono affrontare nell’attuale scenario internazionale. Sarà necessario, per fare bene questo percorso, affiancare al Green Deal una politica industriale europea capace di far restare allineato il nostro Paese nella corsa globale alle tecnologie del futuro.
L’UE ha promosso il passaggio verso un’economia verde attraverso il Green Deal Europeo , un piano d’azione estremamente ambizioso sulla base del quale sono stati realizzati numerosi interventi regolamentari in ambito climatico , energetico e ambientale diretti a cambiare radicalmente gli attuali modelli produttivi. Tutto questo ha aumentato notevolmente la pressione sulle imprese, in particolare sulle PMI senza tener conto degli impatti sulla competitività.
Per giungere ad una reale competitività che abbia il carattere stabile della continuità, occorre far evolvere le PMI, con guide forti ed autorevoli.
Chi come noi ne rappresenta l’associazionismo qualificato, oggi ha tra i compiti rappresentativi quello di dare maggiore spinta orientativa identitaria alla propria missione, sia per contare di più in una contrattazione di parte e sia per indirizzare al nuovo parlamento europeo un messaggio che trasferisca il peso reale della cultura delle PMI Italiane che ha, proprio nella sua origine, e nella sua matrice familiare una peculiarità di dinamismo ed adattabilità che ci è riconosciuta ovunque.
Il prossimo parlamento europeo sarà strategico per le scelte di orientamento industriale. È perciò necessario un nostro reale impegno ed una nostra tangibile testimonianza su più fronti ed in maniera trasversale affinché prevalga una chiara separazione tra distorsioni ideologiche e visioni pragmatiche.
Scienza ed evoluzione tecnologica non possono essere asseverate a condizionamenti nemici del progresso, per questo è necessaria una nostra visione comune realistica, pratiuca, concreta e positiva che deve essere affidata alla politica del fare e non subita dalla politica ideologica.
Un passaggio che non può essere etichettato come l’effetto collaterale dell’incertezza di scelte ma vissuto ad affrontato come una nuova visione prospettica del mercato.
In conclusione, iniziative come il Forum di questa due giorni sono occasioni importanti per aumentare la consapevolezza delle sfide in gioco e delle opportunità da cogliere, per condividere le strade da percorrere, le sinergie da rafforzare e gli strumenti da introdurre a supporto della competitività. Perché insieme possiamo, dobbiamo e vogliamo fare la differenza.