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NAPOLI – Poche volte sarà capitato di assistere a un ordine del giorno capace di spaccare sia i proponenti che coloro ai quali era rivolto come quello presentato oggi in consiglio comunale dai consiglieri di Forza Italia Iris Savastano e Salvatore Guangi. Sul tema delle nomine ai vertici delle partecipate, infatti, si sono divisi sia gli azzurri sia, per la prima volta in aula, la super maggioranza che sostiene il sindaco Gaetano Manfredi: anche se, alla fine, l’ordine del giorno è stato bocciato unanimemente dal centrosinistra, è valso a scoprire il nervo scoperto che sarà una delle sfide del 2023 dell’amministrazione dell’ex rettore: la nomina, appunto, dei nuovi vertici nelle partecipate del Comune di Napoli.
 
L’ordine del giorno chiedeva l’azzeramento degli attuali e la fissazione degli stipendi in base ai risultati che i manager riescono a raggiungere. La giunta, per bocca dell’assessore Pier Paolo Baretta, si è detta favorevole alla sua approvazione a patto che si cancellasse la parola “azzeramento”. Cosa che non è stata fatta dal duo Savastano-Guangi, anche a mo di sfida verso chi, all’interno del loro stesso partito, leggi il vice coordinatore regionale Franco Silvestro, li aveva criticati aspramente per il modo con il quale avevano presentato il documento. Un modo, a detta del senatore forzista, che avrebbe avvantaggiato solo il sindaco Gaetano Manfredi, desideroso di disfarsi del management tuttora in sella nominato dall’ex primo cittadino Luigi de Magistris. Ma che, invece, ha visto il sindaco dire che nel merito era d’accordo su quanto proponevano i consiglieri comunali senza che gli sfuggisse, tuttavia, “l’opportunità politica” di votare un ordine del giorno promosso dall’opposizione.
 
Così, Manfredi ha lasciato con libertà di voto e a briglie sciolte la sua maggioranza che, se non nel momento della votazione, si è dimostrata spaccata sul da farsi, con Annamaria Maisto (Azzurri per Napoli) e Massimo Cilenti (Insieme per Napoli) che hanno aperto a una votazione favorevole del documento, giudicato, al contrario, dagli altri intervenuti della maggioranza (D’Angelo di Napoli Solidale, il deluchiano Simeone, Acampora del Pd, il pentastellato Ciro Borriello) non condivisibile perché, per dirla con il consigliere Nino Simeone, “la prerogativa di scegliere il management è del sindaco e l’opposizione non può dettare la linea”.
 
Lo stesso primo cittadino l’ha messa così: “Le scelte per i nuovi vertici delle partecipate si faranno a valle di una loro riorganizzazione generale, in modo tale da dare loro un mandato preciso. Queste scelte saranno fatte nella prima parte del 2023 con una valutazione che non sarà prettamente di appartenenza politica e con un compenso che sarà commisurato alla responsabilità che i manager metteranno in campo”.
 
Le stesse indicazioni del documento a firma Savastano-Guangi, con quest’ultimo che, rispondendo a distanza al senatore Silvestro, ha tenuto a precisare di “non avere alcun interesse particolare da foraggiare”. E, rivolto all’aula: “Non volevamo imporre alcuna scelta, solo dare il via a un processo di rinnovamento auspicato a parole da tutti dato che le partecipate non funzionano per giudizio unanime e fanno capo alla vecchia amministrazione…”. Alla nuova la sfida per uscirne indenne.