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Il Parco Verde di Caivano è tenuto sotto stretta vigilanza da due pattuglie dei carabinieri che percorrono le strade che portano ai palazzoni sorti nel 1985 per dare una casa agli sfollati del terremoto. La stesa della scorsa notte ha riacceso ancora una volta i riflettori sul quartiere. Lungo le strade oggi ci sono poche auto. Non ci sono persone estranee al quartiere. Anche al centro di Caivano che dal parco Verde dista un paio di chilometri c’è poca gente e quei pochi disposti a parlare si lamentano “del fatto che il nome del nostro paese una volta rinomato per i suoi prodotti agricoli sia ancora una volta legato a fatti disdicevoli, a vicende che non ci appartengono”. Secondo uno storico esercente del Parco Verde “da qui chi può va via” e a suo dire lo dimostra il “costante calo dei residenti “. 

“Siamo stanchi. Sfiniti. Ma dobbiamo raccogliere le forze. Signore, donaci la forza di non mollare. Di non arrenderci. Di non scappare. Allontana da noi la paura che ci paralizza. E moltiplica la speranza. Resta con noi, Signore. Resta con noi”. E’ la preghiera che su Facebook recita padre Maurizio Patriciello dopo la stesa della scorsa notte. Una “notte insonne. Notte da incubi. Gli uomini con il mitra sono scappati. Ritorneranno. È certo. Nessuno sa dire quando ma ritorneranno. Intanto si vive nel terrore. Abbraccio tutti. I bambini e i vecchi. I giovani e i malati. Un abbraccio grande agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine. Stamattina si ricomincia”.

“Secondo me i topi si sentono stanati, dopo aver ballato per anni e anni senza il gatto. La camorra ha capito che qualcosa di serio e di importante sta avvenendo”. Così il parroco del Parco Verde di Caivano, ‘legge‘ gli spari all’impazzata della scorsa notte come una reazione dei clan alla pressione dello Stato e all’attenzione delle istituzioni, dopo la visita e gli impegni della premier Meloni. “Stanotte è accaduto qualcosa di orribile, ma non ci arrendiamo e non abbiamo paura. Ci sono qui tanti poliziotti e carabinieri, e ci siamo anche noi”.

 “Qui il problema non si risolve in un giorno. Il presidente De Luca ha ricordato giustamente che per anni lo Stato ha dimenticato Caivano, è chiaro che anni e anni di omissioni non si cancellano con un colpo di spugna”. Don Maurizio Patriciello non ritiene che gli spari all’impazzata di ieri sera dimostrino un’insufficiente impegno delle forze dell’ordine. Rispondendo ai giornalisti, il sacerdote invita a “mettere al bando le polemiche inutili e strumentali”, a favore di un impegno unitario e bipartisan. A proposito di polemiche, il parroco respinge anche quelle sulla ‘militarizzazione’ del territorio. “Che le forze dell’ordine da sole non bastino è evidente, qui ci vuole anche cultura, bellezza, sport, servizi sociali, e si sta cercando di farlo. Però ieri sera ci volevano le forze dell’ordine, per mettere al sicuro le persone, non i maestri elementari”, sottolinea. “Prima di invitare il presidente del Consiglio Meloni avevo incontrato i premier Renzi e Conte, i colori politici non mi interessano, chi si attacca a queste cose non rende un buon servizio al Parco Verde. Per me prete è più facile stare al di sopra delle parti, ma serve uno sforzo unitario da parte di tutti; altrimenti, pur senza volerlo, agendo e scrivendo in un certo modo possiamo renderci complici di qualcosa di doloroso. L’unico modo per tutelare i nostri bambini è lavorare tutti quanti insieme”. Il raid della scorsa notte, secondo il parroco, “è una vergogna per Caivano, per la Campania, l’Italia e l’Europa. E’ inconcepibile che una parte della popolazione debba vivere come è successo ieri notte a questi miei parrocchiani. Abbiamo diritto a vivere nella normalità, lasciateci credere nella Costituzione”.

 

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