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Chiuso da 9 mesi, 23 alberi abbattuti e una scia di proteste. In consiglio comunale approda il caso del Parco Mascagna del Vomero Arenella. “Nessuno vuole abbattere alberi, vogliamo piantumare più essenze” giura l’assessore Vincenzo Santagada in commissione Salute e Verde. La presidente Fiorella Saggese lo ha convocato, insieme ai comitati civici, per avviare un dialogo. Ma i toni dello scontro non accennano a scemare. “Chiediamo la strada del dialogo, ma – avverte Ermete Ferraro dei VAS-Verdi Ambiente e Società,- è chiaro che quando le cose o non ci sono o sono carenti è opportuno segnalare”.

I lavori di riqualificazione del parco, finanziati da Città Metropolitana, dovevano terminare lo scorso febbraio. Ma tutto si è bloccato. Il Comune di Napoli lo attribuisce ad una variante del progetto, chiesta dalla Municipalità 5. L’area sgambamento per cani, prevista in origine, è stata cancellata. Domani ci sarà un incontro con la ditta affidataria, per stabilire il nuovo cronoprogramma. Ma non ci sono ancora certezze sui tempi. L’unica azione svolta, sinora, è stato il taglio di alberi, considerati malati. Opera peraltro affidata ad un’azienda diversa. E la falcidia si è attirata l’ira di tanta gente. “I tecnici agronomi – si difende l’assessore – hanno richiesto l’abbattimento, noi ci atteniamo”.

A Santagada però le contestazioni non sono andate giù. In aula le bolla come “speculazioni”. Se la prende con gli esposti ai carabinieri, contro di lui e il Servizio Verde del Comune. E poi certi video sui social. Mostrano i bambini, mestamente fuori al parco sbarrato. “La dedica è per me” rileva con stizza. Eppure, Santagada assicura di confidare nella “collaborazione dei cittadini”. Ma tra i comitati, l’elenco di doglianze è lungo. Tanto per cominciare, Antimo Di Martino (Rete No Box) chiede di aggiornare il cartello cantiere. Riporta ancora il vecchio termine dei lavori, e può disorientare i cittadini. Per il Comitato Tutela Mascagna, Irene Vitaliano e Ciro Marigliano denunciano infatti una “scarsa informazione”. Inoltre Di Martino accusa l’amministrazione di “criteri generici”, nel decidere gli abbattimenti. “Invece di valutare il pericolo di crollo – spiega -, di effettuare, ad esempio, prove in trazione”. Per i comitati, bisognava tentare di salvare gli alberi. Erano lì da decenni, costituivano un valore ambientale. E svolgevano una funzione essenziale, in una metropoli inquinata. Come noto, assorbono naturalmente anidride carbonica e producono ossigeno. In pratica, un indispensabile lavoro di filtraggio e purificazione dell’aria. “E quelli appena piantumati – aggiunge Di Martino – non avendo la stessa espansione, non possono fare lo stesso“.

I comitati lamentano di essere rimasti inascoltati. Una ‘controperizia’, firmata dall’architetto Cesare Pontoni, smentiva la necessità di tagli. “Quel che è considerato malato – bacchetta Ferraro – non è detto non possa essere trattato in altra maniera, e non è dimostrato sia pericoloso”. I cittadini giudicano “poco chiaro” pure l’avvicendarsi di ditte esecutrici. “L’originario progetto finanziato – attacca Ferraro – avrebbe invece previsto un unico interlocutore per tutte le fasi di lavorazione“. In attesa dell’ok alla variante da Città Metropolitana, il Comune promette comunque il via ai lavori. La modifica, infatti, riguarderebbe un’area periferica del parco. “Per la riapertura – commenta la consigliera regionale indipendente Maria Muscaràsiamo lontani da ogni pur ottimistica data. E non è rassicurante sentire che gli alberelli secchi appena piantati e non irrigati forse verranno sostituiti, semplicemente non andavano piantati fuori tempo”.