Due anni fa al Parco Mascagna c’erano solo 6 alberi da abbattere, ma oggi sono diventati 23. E l’impennata fa infuriare i comitati ambientalisti, mentre i tagli proseguono senza tregua. Una relazione dei funzionari agronomi del Comune ricostruisce l’iter degli interventi, nell’ambito dei lavori di riqualificazione del parco al Vomero Arenella. Nel luglio 2021, una precedente relazione stabiliva la necessità di 6 abbattimenti e 5 potature. Poi qualcosa è successo, e i tronchi ‘malati’ si sarebbero moltiplicati. “Le fitopatologie che insidiavano ed insidiano tuttora le alberature periziate nel 2021 – si legge nel documento -, hanno avuto una evoluzione che ha ulteriormente e drammaticamente esacerbato le condizioni già critiche delle alberature stesse“. All’aggravamento del quadro, avrebbero concorso diversi fattori. Anzitutto “l’assenza in questi anni di adeguate cure colturali”. Gli interventi di manutenzione sarebbero stati “saltuari, spesso erronei, affiancati da una pressione antropica non adeguatamente organizzata”. Cioè poca cura, talvolta sbagliata. Idem per la gestione degli accessi del pubblico. Queste ragioni “hanno comportato il degrado di parte dell’area con l’intristimento della vegetazione”. Vale a dire, gli arbusti hanno perso di freschezza. Inoltre “l’eccessivo calpestio di alcune aree ha causato il compattamento dei terreni interessati e sono evidenti i segni del deperimento della vegetazione”.
Sull’interruzione del ciclo vitale degli alberi, gli agronomi evidenziano che il processo naturale “è possibile laddove interferenze antropiche sono pressoché assenti”. Ciò non sarebbe il caso del Parco Mascagna. L’area occupa circa 12.000 mq, in una municipalità dove il verde scarseggia, con 120.000 residenti, cui si sommano frotte di frequentatori. La tesi vede troppa gente sul posto, per uno spazio noto come “giardinetti di via Ruoppolo“. Un aspetto più volte rimarcato. Per gli agronomi “la ricerca esasperata di naturalità da parte dell’’abitante’ della grandi metropoli non può e non deve ricadere su aree alberate di origine artificiale poste in condizioni di estrema delicatezza ambientale”. Per una “gestione proiettata al futuro” si invoca una modalità “cosciente e condivisa”. Alla pubblica amministrazione, sottolinea la relazione, “l’onere e l’onore di poter progettare nel lungo periodo” per “assicurare ai posteri la fruibilità e la ‘bellezza paesaggistica'”. Risultato: oggi ci sono 22 lecci e una mimosa da abbattere. Altri 28 alberi sono da potare.
In un riscontro alla nota della consigliera regionale Maria Muscarà, i funzionari motivano l’aumento di abbattimenti col “garantire le condizioni di sicurezza all’interno del Parco”. Gli alberi tagliati, viene precisato, saranno sostituiti da “piante con essenza arborea similare”. Si assicura, inoltre, che le ripiantumazioni “saranno eseguite entro il termine” dei lavori di restyling. Intanto però Rino Nasti, capogruppo municipale di Europa Verde, paventa che “tutti questi abbattimenti, non previsti nel progetto originario, determineranno una riduzione delle somme a disposizione per i lavori di manutenzione vera e propria”. Franco Di Mauro della rete No Box accusa: “Non c’è stata trasparenza su questa storia”. E una richiesta di informazioni è partita da Fiorella Saggese, presidente della commissione comunale Verde. All’assessore Vincenzo Santagada, si rappresentano “le perplessità emerse durante la riunione con le Associazioni”. Si chiede di acquisire le perizie agronomiche, anche per “rassicurare i tanti cittadini interessati“. Ma in molti restano agitati.