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Una nuova norma della Fifa, una boccata d’aria per quelle società che solitamente sono prese d’assalto da genitori che hanno un’insana voglia di regalare provini a ripetizione ai propri figli, con la speranza che possano sfondare nel mondo del calcio. Arriva la limitazione che fa respirare i club e che, soprattutto, mette un freno a un’usanza che crea più danni che altro. Nuove regole sulle fasce d’età e col paletto dell’essere della regione di appartenenza del club oppure provenienti da altre regioni.

Novità sostanziali che mirano a mettere un freno a una dinamica che spesso porta a finti provini, fatti di accordi personali e privati, ma che, alla fine, non si traducono nell’effettiva trasformazione del ragazzo in vero e proprio campione. Anzi, il più delle volte, questi ragazzi vengono sottoposti a veri e propri tour de force con giri per l’Italia alla ricerca della porta giusta da aprire.

Il limite dei provini possibili per i ragazzi scende a due in un anno. Una variazione benedetta da Saby Mainolfi, uno dei più longevi nel mondo del calcio giovanile e attuale responsabile del settore giovanile della Juve Stabia, una delle 4 società autorizzate in Campania insieme al Benevento, al Napoli e alla Turris.

“Di campionati giovanili ne ho fatti – così esordisce Mainolfi. Da quando sono alla Juve Stabia, abbiamo sempre inviato l’apposita documentazione entro il 30 novembre per essere autorizzati a fare provini per i ragazzi al di sotto dei 16 anni. Documenti nei quali si tratta ogni singolo aspetto per i ragazzi: dall’accoglienza fino all’individuazione delle figure di sostegno”.

Entrando nello specifico della norma, Mainolfi non esita a definirla una ‘manna dal cielo’.

“L’aver ridotto il numero a due, per noi che curiamo questo aspetto, diventa una cosa importantissima. Quotidianamente ci arrivano richieste di ragazzi da provare da parte di procuratori, se così li vogliamo definire per ragazzi così piccoli. Siamo bombardati da richieste e spesso, i genitori si rivolgono direttamente ai presidenti che, poverini, non possono avere conoscenza dell’argomento perchè presi da altro. Ecco perchè si affidano a figure come la mia per curare questi aspetti e portare a termine l’impegno per il quale siamo pagati. Molti genitori, grazie alle amicizie, forzano i propri figli a essere visionati ma questa normativa limiterà tantissimo questa cattiva abitudine”.

L’evoluzione del giovane calciatore ha modalità differenti, di certo non è la proposta continua che può aprire le porte del grande calcio.

“Come Juve Stabia, che comunque è una società piccola rispetto alle altre, abbiamo tre osservatori che girano per i campi della Campania e se individuiamo qualche ragazzo da provare, siamo noi a contattare le società di appartenenza. Quando sono i genitori a chiamare, non aprono porte ma danno solo illusioni. Ma spero che la normativa limiti anche queste figure che gravitano attorno ai ragazzi. I procuratori, quando agiscono male, creano solo un mondo fatto di sotterfugi”.

Un meccanismo che genera tante difficoltà, specie per le piccole società che, spesso non sanno come comportarsi o entrano in un circolo vizioso che può generare solo malumore.

“Norme come questa tutelano anche i settori giovanili. E’ veramente difficile giustificare quando un genitore chiede un nulla osta per un provino perchè spesso bisogna spiegare perchè i bravi senza conoscenza non vengono chiamati e restano nelle piccole società e i non bravi con conoscenza hanno l’opportunità. Un meccanismo che mette in cattiva luce anche le società presso le quali si vanno a fare questi provini. Ripeto, che ben vengano queste norme. Voglio ricordare che il calcio produce 5.6 milioni di Pil ed è la terza azienda in Italia. Non è racchiuso solo agli 11 che scendono in campo. I genitori investano sui figli, ma non solo dal punto di vista dello sport, anche da quello dell’istruzione. Il calcio è anche altro tipo di figura che, forse, conta di più. Si può entrare nel mondo del calcio anche in un modo diverso e farlo diventando figure alternative ma, comunque, molto importanti”.