“Ieri sono stata abbastanza bene, a parte il bruciore di stomaco, stanotte invece lo stomaco mi ha ucciso”. Così scriveva in chat Giulia Tramontano a sua madre, il 19 dicembre 2022, quando già Alessandro Impagnatiello, stando alle indagini della Procura di Milano, stava tentando di avvelenarla con veleno per topi e altre sostanze.
Quel messaggio, così come molti altri elementi in gran parte già emersi, tra cui appunto le chat acquisite dai telefoni e le ricerche effettuate sul web dall’ex barman, è stato depositato dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo dopo l’udienza di due giorni fa del processo a carico del 30enne, reo confesso per aver ucciso, il 27 maggio scorso, la fidanzata incinta di sette mesi, tentando poi di bruciare il corpo e facendolo ritrovare dopo quattro giorni.
“Lo stomaco è a pezzi“, scriveva ancora Giulia ad un’amica il 17 dicembre. E due giorni dopo: “Ho anche mal di testa”.
Intanto, da dicembre Impagnatiello digitava sul web in modo compulsivo: “veleno topi incinta”, “veleno per topi gravidanza“, “uccidere feto“, “avvelenare feto“, “ammoniaca feto”, “veleno con calore perde efficacia“. E a gennaio ancora: “sedanam gocce“, “acquisto valium”, “steflor veleno”, “topicida grano“. E anche ricerche come “cloroformio fazzoletto“. E il 2 maggio, il mese dell’omicidio, scriveva sul web “aborto settimo”. Tutti elementi che rafforzano l’ipotesi della premeditazione.
Nei documenti depositati anche la chat del pomeriggio del 27 maggio, poche ore prima dell’omicidio, tra Giulia e la giovane italo-inglese con cui il barman aveva una relazione parallela.
Le due donne si era incontrate e poco dopo la seconda scriveva a Giulia: “Mi dispiace tanto giuro, mi spezza il cuore”. E Tramontano: “Non hai perso nulla. È un pezzo di m…. Adesso perderà tutto piano piano, lo posso giurare su mio figlio”. Alle 18.30, poi, Giulia scriveva a Impagnatiello: “Sto tornando a casa. Fatti trovare”.
Nel processo chat di Giulia Tramontano mentre veniva avvelenata
Tempo di lettura: 2 minuti