Patto educativo: in tre anni tre tavoli in tre municipalità, tra Ponticelli, Soccavo e Forcella. “Convocati e lasciati morire” accusa Giuseppe Irace, segretario della rete Per le persone e la comunità, espressione del volontariato cattolico e del terzo settore. Irace punta il dito contro il Comune di Napoli. Da Palazzo San Giacomo ammettono le difficoltà, ma fanno delle puntualizzazioni. Il Patto educativo è il protocollo triennale, firmato nel maggio 2022, su idea dell’arcivescovo Mimmo Battaglia. Un progetto nato dall’emergenza educativa, nella città dei dati choc su criminalità minorile e abbandono scolastico. A sottoscrivere l’impegno, i principali attori della filiera istituzionale: sindaco, prefetto, presidente della Regione, ministro dell’istruzione. L’accordo mira a creare i presupposti per realizzare interventi integrati, nell’ambito dell’area metropolitana. Obiettivo: contrasto e prevenzione di povertà educativa, dispersione scolastica e disagio formativo. Ma qualcosa non è andato nel verso giusto. Irace parla di “un vero e proprio lavoro di supplenza” del prefetto Michele Di Bari, avviato da alcune settimane a Napoli e in diversi Comuni della provincia. E in ogni caso, secondo il segretario di Per, “a tenere in vita il sogno e la necessità, per 3 anni, è stato solo il vescovo di Battaglia”. Viceversa, la politica non ha “minimamente compreso la necessità di investire in infrastrutture sociali e culturali per i giovani”.
I pubblici amministratori avrebbero un compito chiave: coordinare un lavoro collettivo, portato avanti da associazioni, scuole, Terzo settore, imprese, parrocchie. Per le persone e la comunità ricorda l’ultima campagna elettorale a Napoli. Allora “i progetti erano grandi”. La rete politica scese in campo con liste al Comune e nelle Municipalità. E la sua proposta di patto educativo “aveva visto anche l’appoggio” del candidato Gaetano Manfredi. Ma in seguito, il progetto “è finito in mano a persone che non ci hanno creduto”. E allora c’è innegabile amarezza. “Certo dispiace che – sottolinea Irace – a dover ricordare a tutti che questa è la priorità sia un prefetto e non la politica”.
Sulla questione ha replicato l’assessore comunale all’istruzione, Maura Striano. “Il Comune di Napoli – dichiara ad Anteprima24 – ha partecipato a tutti i tavoli attivati dalla Curia per il patto educativo, tutte le volte che siamo stati invitati abbiamo preso parte”. Inoltre, siccome “i tre tavoli attivati non rispondevano a tutte le dieci municipalità, abbiamo fatto un incontro di tutte le realtà territoriali in sala giunta, e messo a fuoco le diverse realtà”. Ma il Patto promosso dal vescovo non è l’unico. “In parallelo erano già stati attivati dei patti educativi territoriali – spiega l’assessore -, secondo le indicazioni del ministero dell’istruzione, che ho seguito e convocato più volte”. Detto questo, il Comune non nega criticità sul Patto voluto dall’Arcidiocesi. “Ho notato che in quel contesto – racconta Striano – si esprimevano varie istanze, anche problematiche, ma poi non si definivano in modo chiaro un obiettivo e il metodo di lavoro”.
In una recente riunione in prefettura, l’assessore ha visto Gennaro Pagano, referente della Curia. Lo scopo era quello di “definire un impianto metodologico di lavoro”. Il 25 luglio è in programma un’altra riunione operativa. “L’importante – afferma Striano – è mettere a fuoco chi fa cosa, da quello che ho potuto osservare non c’è una percezione chiara di cosa sia l’ente locale e di cosa questo possa fare”. Stando all’assessore invece, il ruolo dell’ente locale è chiaro. Può, ad esempio, registrare i casi di evasione scolastica. “Abbiamo una piattaforma – afferma – che abbiamo messo a disposizione delle scuole”. Il Comune poi intercetta le povertà educative, attraverso gli assistenti sociali. E fornisce una rete di educative territoriali, e di poli a supporto delle famiglie. “In più – aggiunge Striano – eroga una serie di servizi aggiuntivi, tramite l’assessorato al welfare, che sono di supporto ad alcune fragilità, penso al trasporto per i ragazzi con disabilità”. Precisato il quadro delle competenze, per l’assessore “è possibile lavorare insieme, senza avere aspettative non chiare rispetto all’ente locale”. Resta meno di un anno al Patto educativo, prima di tirare le somme.