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Nel corso della scorsa notte, il personale di Polizia Penitenziaria in servizio al II reparto del carcere minorile di Nisida notava che in una cella occupata da due detenuti si stava utilizzando un telefono cellulare. Lo denunciano Federico Costigliola e Sabatino De Rosa, segretari per il settore minorile per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Chiamate prontamente le altre unità in servizio, coadiuvati dal preposto, si faceva ingresso in cella, ma nell’intento di permettere al detenuto possessore del cellulare di sbarazzarsene, l’altro detenuto, inizialmente da solo e poi con il supporto del possessore del cellulare, opponeva in tutti i modi resistenza fisica al personale in servizio che, colto di sorpresa dalla inaccettabile reazione, doveva provvedere prima a bloccare i detenuti rivoltosi, subendo anche alcune percosse, e poi a recuperare il cellulare che nel frattempo veniva spaccato e gettato nel water. Si riuscivano infatti a recuperare solo i frammenti del telefono cellulare”.

Resta però di fatto una intollerabile reazione da parte dei detenuti presenti nella suddetta cella che oltre ad opporsi fisicamente e a colpire in ogni modo il personale di polizia Penitenziaria, lo insultava pesantemente e lo minacciava”, denunciano i sindacalisti. “Ci si augura che vengano presi i dovuti provvedimenti disciplinari nei confronti di questi criminali, ma soprattutto ci si augura che il possessore del telefono cellulare rinvenuto, possa essere allontanato dall IPM di Nisida, poiché lo stesso detenuto non é nuovo a simili inaccettabili atteggiamenti, tanto che lo scorso marzo, in occasione di una scossa di terremoto notturna, dopo essere stato aperto per permettergli di raggiungere la zona di ritrovo in caso di emergenza sismica, lo stesso detenuto aggrediva fisicamente con più schiaffi al volto, un’ unità di polizia penitenziaria in servizio e, a seguito di tale azione, per lo stesso veniva disposta una semplice permanenza nella propria cella per alcuni giorni”.

Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece giudica la condotta dei detenuti che hanno fomentato i disordini “irresponsabile e gravissima. Avevamo detto che era un errore l’innalzamento dell’età dei presenti nelle carceri minorili: oggi, infatti, possono starvi anche donne e uomini di 25 anni. Una decisione politica che da subito definimmo incomprensibile. Da quando sono stati assegnati detenuti adulti, per effetto della legge 11 agosto 2014, n.117, infatti, questi maggiorenni si comportano con il personale di Polizia e con alcuni minorenni ristretti con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria. E la loro ascendenza criminale condiziona tanti giovani, che li vedono quasi come dei miti”.

“E’ sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per frenare la spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane e della Campania, per adulti e minori. Come dimostra quel che sta succedendo nel carcere minorile di Nisida”, conclude il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.