C’è chi, di fronte ai disservizi, intona la litania del “piove governo ladro”, o chi tastierizza la rabbia, a suon di “condividi se sei indignato”. E poi c’è chi della denuncia, letteralmente, ne ha fatto un’arte. È Ruben D’Agostino, napoletano del Vomero, il “maestro d’arte civica”. “L’arte civica – spiega l’artista – è l’arte al servizio della collettività, della risoluzione dei problemi. È la scoperta di un metodo in cui si denuncia la malagestio con un’operazione artistica di abbellimento o che comunque non sia un metodo classico di denuncia di qualcosa che non va”. A coniare il termine è stato l’avvocato Fabio Procaccini, sempre in tandem con Ruben D’Agostino, nell’ideare iniziative.
In via Massimo Stanzione c’è un marciapiede dissestato? Ecco il restauro creativo, con l’installazione del “Tetris urbano”, ispirato al famoso videogame. A San Martino una panchina incongruamente piazzata davanti alla casetta Infopoint? Sulla struttura spunta il panorama di carta, il ritratto di uno scorcio procidano. Un’altra panchina è divelta, in via Alvino, ormai abbandonata a se stessa? L’artista civico si inventa “la surfata del dissenso”: una atleta in carne e ossa, sopra una tavola da surf, si issa sulla panchina. Una risposta ironica a qualche amministratore. Procaccini e D’Agostino, infatti, sono stati accusati di “cavalcare l’onda del disservizio”, per guadagnare popolarità. In realtà, per gli autori conta il risultato: stimolare interventi di manutenzione, attraverso l’atto creativo.
Cosa che avviene spesso. Come nel caso della stazione della metropolitana di Salvator Rosa. Lì c’erano tante crepe nel muro. Una visione inquietante, claustrofobica, nel tunnel verso le banchine. In ogni fenditura, l’artista ha collocato le immagini di Shining, capolavoro horror di Stanley Kubrick. In via Vaccaro, per dirne un’altra, c’era una buca stradale. Col tempo si è allargata, diventando una voragine transennata. Ruben, in piena performing Art, ci si è messo a pescare dentro, attirando l’attenzione. “Il giorno dopo – racconta lui – l’amministrazione riempì la buca risolvendo la criticità”. Certe volte l’arma è lo sberleffo, altre volte la provocazione choc. Molti ricordano le circa 200 croci di carta, apposte al Virgiliano, su altrettanti pini morenti. “A volte – sostiene l’artista – cittadini volenterosi sono costretti a commettere atti al limite della liceità pur di tornare a una situazione di legalità”. Anche il paradosso è un’arte, in fondo.