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di McBlu76 

Il fatto che Conte voglia Romelu Lukaku significa una cosa ed un sola. 

Ed è che Antonio Conte vuole vincere, e vuole provare a farlo il prima possibile.

Al di là delle parole, del pressing di stampa e televisioni che impongono difesa e contropiede sugli obiettivi, il Belga, perché a meno di clamorosi scenari il Belga sarà, questo significa, non altro.

Buongiorno.
Lobotka.
Lukaku.

Eccola qua la spina dorsale del Napoli, quella attorno alla quale Antonio Conte sta costruendo il suo Napoli, un Napoli che cercherà di imporre gioco ma che pretenderà di trovare pronto alla battaglia quando a comandare saranno gli altri.

La scelta di Alessandro Buongiorno, iniziamo da qua.

Non più un centrale alla Bonucci che si stacca, buono tecnicamente ma che impone due marcatori poco inclini alla costruzione al fianco.

No, Conte sceglie e pretende uno tosto, aggressivo, che non ha paura di mettersi campo alle spalle, non velocissimo ma veloce, e senza remore nel giocarsela sull’anticipo e le letture, sulla concentrazione e sulla fisicità, potendo permettere all’allenatore di mettergli al fianco calciatori che possano accompagnare la manovra come Di Lorenzo ed Hermoso o lo stesso Olivera.

Lobo.

Forse non è chiaro che Lobo può giocare a due, a tre, a quattro.

Pure da solo, perché Stanislav gioca a pallone, ma è la sua fase di non possesso il vero capolavoro, quello che lo rende unico ed indispensabile, duttile, capace di interpretare qualsiasi sistema chieda l’allenatore.

Si riparte da Lobo e meglio non si potrebbe. 

Lukaku.

In tanti storcono il naso e allora diciamole due parole.

Il Napoli cede Osimhen perché cento milioni e dieci di ingaggio non può sostenerli, inutile discuterne. Prendere un attaccante da cento milioni come Gyokeres che dieci di ingaggio giustamente li pretende quindi è escluso per ragioni evidenti.

Ed allora inutile girare attorno a Dovbyk chiedendoti quale sia quello vero, se quello di Girona o la lavatrice rotta vista all’europeo. Inutile pensare a Gimenez che per caratteristiche non è ciò di cui ha bisogno l’allenatore.

Ed è altrettanto inutile che si pensi a calciatori potenzialmente forti da inserire, far ambientare, cui concedere un po’ di tempo per fargli metabolizzare novità di vita quotidiana e sistema tattico.

Conte questo tempo non ce l’ha, non vuole prenderselo, e di conseguenza non ce l’ha il Napoli di Conte.

Perché al di là delle parole di facciata il Napoli vuole partire forte e giocarsi la partita fin da subito.

Tempo puoi concederlo a Marin che dovrebbe partire dietro al trio Rrahmani-Buongiorno-Hermoso, non al tuo centravanti titolare.

Ed allora ecco che si sceglie la strada dell’usato sicuro, almeno nella testa dell’allenatore leccese, più o meno economica che ti permette di spendere per potenziare altre zone di campo e di partire con delle certezze.

Difesa a tre fatta di chili, centimetri e concentrazione feroce.

Lobo.

Lukaku.

Da qui riparte il Napoli e la sensazione è che si voglia ripartire per provare a vincere e provarci il prima possibile. 

Il resto si vedrà a seconda delle uscite e di alcuni colpi in entrata, magari un centrocampista che sappia fare calcio tra le linee ed eventualmente abbassarsi come mezzala ed un esterno alto, forse un quarto di centrocampo di passo tipo Bellanova se Mazzocchi non convincesse fino in fondo.

A fari spenti, questo si vuol trasmettere all’esterno, ma in realtà il Napoli ha gli abbaglianti puntati sull’unico obiettivo possibile che è quello di provarci e di farlo da subito e con tutte le proprie forze.