“Ti uccido, ti spezzo a te e la famiglia tua… hai la data di morte segnata… ti devo decapitare”. Sono le parole rivolte al 17enne condannato per l’omicidio di Santo Romano dal fratello della vittima, Tony, dopo la lettura della sentenza di condanna che familiari e amici del giovane ucciso hanno contestato con veemenza. Tony, in dialetto, ha urlato – in evidente stato di agitazione emotiva – contro il minorenne e i suoi familiari, in un clima di forte tensione, sia in aula che all’esterno del Tribunale. Per la mamma di Santo, Filomena De Mare, sono pochi “diciotto anni e otto mesi per un ragazzo con tantissimi precedenti e altri processi alle spalle. Il pm ha detto ‘un anno che perde un minore non è come un anno perso da un sessantenne’ ma a me questo non importa, mio figlio ha perso tutta la vita: è una vergogna, sono una vergogna, il pm e il giudice sono una vergogna”.
Il difensore della vittima: “Omicidio senza senso”
“E’ assolutamente un omicidio senza alcun senso, purtroppo la legislazione minorile prevede pene contenute, inevitabilmente. Però c’è soddisfazione perché è stata accertata, senza ombra di dubbio, la responsabilità dell’imputato” senza “alcun travisamento di quella che era la dinamica”. Così l‘avvocato Massimo De Marco difensore, con l’avvocato Marco De Scisciolo, della famiglia di Santo Romano, commenta la sentenza emessa oggi per quell’omicidio avvenuto nella notte tra l’ 1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli). Il processo a carico dell’ imputato 17enne, svolto con il rito abbreviato, si è concluso con una condanna a 18 anni e 8 mesi di reclusione che per il legale può considerarsi “giusta e importante”.
“Sono stati accertati i futili motivi e quello che è l’impianto accusatorio è stato confermato pienamente ed è stata esclusa, così come paventata all’inizio, qualsiasi eventuale corresponsabilità delle persone offese che rimangono tali”, ha spiegato l’ avvocato, oggi presente in Tribunale. “Ci sono limiti legislativi – ribadisce De Marco – che non consentono una pena ancora più aspra. Leggeremo anche le motivazioni – prosegue – e fondamentalmente era più o meno quello che ci aspettavamo, anche rispetto alla richiesta della Procura che era abbastanza bassa” (il pm aveva chiesto 17 anni).
“Come difensore c’è una soddisfazione per la sentenza, ripeto. Qualsiasi pena non sarebbe comunque un risarcimento o un ristoro della perdita di una persona umana. La nostra legislazione prevede dei benefici e dei limiti per i minori, quindi dobbiamo inevitabilmente accettarla per quella che è. Però la condanna è quantomeno giusta ed è importante che è stato confermato e acclarato l’ impianto accusatorio, la dinamica e l’aggravante anche dei futili motivi”. Le motivazioni saranno rese note entro 70 giorni. A chi gli ha chiesto se intende valutare l’appello il professionista ha replicato: “lo valuteremo a seguito delle motivazioni che leggeremo con calma”.
La fidanzata di Santo Romano: “La battaglia prosegue”
“Vogliamo il sostegno anche di chi non ha perso un proprio caro, perché questa è una battaglia che non dobbiamo combattere soltanto noi”. E’ un vero e proprio appello quello che Simona, la fidanzata di Santo Romano, ha lanciato davanti al tribunale dei minorenni di Napoli che ha condannato a 18 anni e 8 mesi il minorenne che gli ha ucciso il ragazzo, la notte tra l’1 e il 2 novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio.
“Santo non c’è più, ci è stato strappato – ha detto ancora Simona, mentre intorno a se c’era chi urlava il proprio dissenso per questa sentenza – ma chi esce la sera, chi scende ancora in piazza, come me, come mio fratello, come mia sorella, è ancora in pericolo”.
“Se lasciamo fuori individui del genere – ha sottolineato la giovane – e non consentiamo a queste persone di scontare una pena severa, che gli permetta di capire la gravità del reato e dello sbaglio che ha commesso, il danno che ha arrecato a tutti noi, purtroppo non ci sarà mai un cambiamento”.
“Se lasciamo fuori individui del genere – ha sottolineato la giovane – e non consentiamo a queste persone di scontare una pena severa, che gli permetta di capire la gravità del reato e dello sbaglio che ha commesso, il danno che ha arrecato a tutti noi, purtroppo non ci sarà mai un cambiamento”.
“Sapevo che la condanna non poteva essere molto alta per lo sconto della pena del rito abbreviato, – ha detto ancora Simona – eravamo coscienti di questo ma io mi aspettavo che gli dessero il massimo previsto. Adesso dobbiamo solo cercare di superare questa giornata, che è stata molto lunga e pesante, come fu per la prima udienza: ci abbiamo messo una settimana per riprenderci”. “Noi, però, – ha aggiunto la ragazza – non abbandoniamo la nostra battaglia, continueremo a portarla avanti con ancora più forza”.
Infine una parola per la solidarietà con le mamme che hanno subìto la stessa tragedia: “l’abbiamo chiesta e il supporto l’abbiamo ricevuta: c’è un conforto reciproco perché siamo accumunati da un dolore che può essere compreso solo da chi l’ha subito. Quello che è più amaro è che a questo dolore si aggiungono sempre più mamme”.
Infine una parola per la solidarietà con le mamme che hanno subìto la stessa tragedia: “l’abbiamo chiesta e il supporto l’abbiamo ricevuta: c’è un conforto reciproco perché siamo accumunati da un dolore che può essere compreso solo da chi l’ha subito. Quello che è più amaro è che a questo dolore si aggiungono sempre più mamme”.