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Hanno entrambi patteggiato l’idraulico e il titolare del residence Linate di Novegro di Segrate finiti a processo per la morte di Francesco Mazzacane, 24enne originario di Torre del Greco, nel Napoletano, che morì intossicato dal monossido di carbonio a causa di una caldaia difettosa, mentre alloggiava nella struttura nel novembre del 2022. Il gup di Milano Sonia Mancini ha accolto le pene concordate di due anni per l’idraulico, che si era occupato dell’installazione e della manutenzione della caldaia, e di un anno e dieci mesi per il titolare de residence.
Entrambi gli imputati erano accusati di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di aver causato lesioni gravi a un’altra persona, ossia il compagno del 24enne che dormiva a sua volta nella struttura e che era sopravvissuto dopo essere stato in coma.
Nella richiesta di rinvio a giudizio il pm Isabella Samek Lodovici aveva sottolineato che il gestore del residence aveva incaricato dell’installazione della caldaia una persona “tecnicamente priva della necessaria competenza e preparazione“, ossia l’idraulico, il quale non avrebbe provveduto ad adeguare il locale interrato del residence “ai requisiti tecnici e di sicurezza necessari”. E nonostante i problemi che quella caldaia aveva manifestato, non solo non l’avrebbe spenta “in attesa dell’intervento di un centro di assistenza”, ma ne avrebbe anche “aumentato il funzionamento”.