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Scott McTominay esprime la voglia sua e del gruppo del Napoli di riuscire a vincere lo sprint scudetto a sei giornate dalla fine, nel suo primo torneo non nel Manchester United, la squadra dove è cresciuto e ha giocato finora. “Ho vissuto a Manchester – spiega nell’intervista alla Lega Serie A – per gran parte della mia vita, venire a Napoli è stata una decisione forte da prendere ma cresci quando lasci la tua zona di comfort che era ovviamente a Manchester. Ci sono andato a scuola da bambino ma se riesci a uscire dalla tua zona di comfort inizi a crescere di più, sia come persona che come calciatore. Da bambino, sono cresciuto guardando giocatori come Zinedine Zidane e Wayne Rooney e li osservavo molto da vicino cercando di imitarli il più possibile. Ogni volta che entravo in campo volevo essere come loro e avere caratteristiche che potessi emulare anche nel mio gioco. Ora gioco per il Napoli, la squadra di Maradona, in Serie A. La Premier League e la Serie A sono molto diverse. In Italia il calcio è più basato sulla tattica mentre nella Premier League può essere un po’ più caotico, a volte più simile a una partita di basket. In generale il calcio è cambiato così tanto, ci sono tanti giocatori forti fisicamente, veloci, bravi con la palla, tecnicamente e tatticamente. Il gioco non è facile ed è cambiato negli ultimi cinque-dieci anni”.

McTominay con la doppietta contro l’Empoli è arrivato a 9 gol nella sua prima stagione con la maglia del Napoli, confermando una perfetta sincronia con Lukaku e ora cerca di battere il suo record personale di reti, con i 10 gol firmati lo scorso anno, l’ultimo con la maglia del Manchester United, di cui 7 furono in Premier, record già battuto dalle otto reti firmate in serie A finora. McTominay in questi mesi ha anche scoperto le bellezze storiche e culturali di Napoli: “Questa città – afferma – è antica, con una storia incredibile. Qui c’è tutto: chiese, castelli, palazzi reali monumenti, il porto, il quartiere moderno degli affari e anche vicoletti bellissimi e piccole piazze. Sembra di essere in un paese diverso per via della sua storia e della quantità di cose da vedere e da fare. I miei amici del posto sono ovviamente Pasquale che è napoletano. Il mio chef Mario è anche napoletano e mi insegna alcune delle cose della città e dei diversi piatti di una cucina che amo e che è anche parte della storia di Napoli. Quando sono arrivato qui per la prima volta era un giorno molto importante, il 19 settembre, e non sapevo cosa stesse succedendo e lui mi ha spiegato la tradizione di San Gennaro, è stato meraviglioso. Tutto a Napoli è estremamente affascinante”.