NAPOLI – Gaetano Manfredi e Claudio Velardi si ritrovano d’accordo nel chiedere una cosa alla politica, ora che inizia la nuova legislatura: cambiare la legge elettorale. Ma più che ai partiti, si rivolgono entrambi alla società civile. Del resto, entrambi sembrano avere poca fiducia sia in chi ha appena vinto le elezioni con quella legge, sia in chi ha le ha perse, perché in Parlamento non ha la forza sufficiente per cambiarla da solo.
“Io spero in una iniziativa popolare, magari a un referendum per cambiare la legge elettorale, da Roma nessuno ha interesse a farlo”, dice il sindaco Manfredi nell’ambito della presentazione di “Impressioni di settembre”, il libro che Velardi ha tratto dal suo fortunato podcast estivo con il quale ha raccontato la campagna elettorale appena conclusasi.
Anche per lui, parlando di crisi della politica, “non è tollerabile questa legge elettorale” e “occorre un movimento civico per spingerla a cambiarla ora, quando la legislazione è appena agli inizi evitando di ridursi a poco prima delle elezioni col rischio che venga fuori una legge sbagliata come questa”.
Il modello, per Velardi, è presto detto: quella della legge sui sindaci, “l’unica che funziona realmente”.
Per lui sono le leadership da salvaguardare se si vuole cambiare il sistema. Per Manfredi una politica di nuovo capace di essere rappresentativa e dare le risposte che la gente si attende, “popolare e non populista”. Tanto che al sindaco viene da chiedere se sia possibile “un riformismo inclusivo e non estrattivo”.
Dubbio che sorge anche nel commentare il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle. Per il sindaco si giustifica al di là del reddito di cittadinanza perché, “anche dal punto di vista del ceto medio c’è una forte richiesta di protezione sociale”.
Mentre assai più duro su questo fronte si mostra il presidente dell’Unione Industriali napoletana, Costanzo Jannotti Pecci: “Sono molto preoccupato dal risultato che hanno ottenuto i 5 Stelle, sebbene abbiano dimezzato i voti. Io vedo che la camorra ha messo a sistema la povertà sfruttando il Reddito di Cittadinanza, ed è inquietante”.