Napoli – “Sono molto preoccupato perché il nostro Paese ha dinanzi a sé una grande occasione, il Next Generation Eu, e sarebbe un disastro perderla, ma ci sono tutte le premesse perché ciò accada, se si pensa alla capacità delle mafie di condizionare i processi decisionali della pubblica amministrazione e di svolgere un ruolo importante nel mercato delle imprese intercettando flussi di spesa pubblica“. Lo ha detto il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, che è intervenuto alla Summer School Ucsi (Scuola di giornalismo investigativo), che quest’anno si sta tenendo alla Reggia di Carditello nel comune di San Tammaro (Caserta).
“Si tratta di un programma destinato ai giovani – ha aggiunto Melillo – i cui effetti si vedranno nel tempo, se ben realizzato, 200 miliardi di euro in parte prestiti e in parte doni di altri Paesi Ue; Paesi che potrebbero percepire che i finanziamenti sostenuti dalle tasse pagate dai lori cittadini possono finire nelle tasche del crimine organizzato o nei mille rivoli della corruzione e della frode Fiscale. E probabilmente l’Italia perderebbe completamente la reputazione necessaria per una posizione di leadership e rispetto nell’Ue”. Melillo ha poi riconosciuto che “contro le mafie sicuramente possiamo dire che è stato fatto molto; oggi si considera normale che il presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere sequestri e confischi beni a mafiosi, normale che i camorristi, specie i capi, siano in carcere, normale che si facciano processi e che la stampa ne parli, ma tutto ciò una volta non era normale. Tuttavia, fare molto non significa abbastanza – ha proseguito – perché c’è ancora tanto da fare, come rendere evidente il significato sociale delle confische, trasformando i beni confiscati in beni destinati a usi sociali; ma la lunghezza delle procedure produce un lento depauperamento dei beni e induce a sospettare l’intervento del giudice come un fattore di impoverimento della società invece che di ripristino della legalità”. Ecco quindi l’allarme sull’amministrazione della giustizia. “C’è ancora molto da fare – sottolinea Melillo – per garantire la ragionevole durata dei processi, perchè senza una macchina giudiziaria capace di celebrare tutti i processi, alla lunga si indebolisce anche l’azione antimafia. E ciò è già evidente perché la scure della prescrizione, le lunghe stasi processuali spesso riguardano i processi ai colletti bianchi, che sono quei processi che si celebrano senza custodia cautelare e vengono accantonati per privilegiare le urgenze; questo è un fenomeno estremamente pericoloso perché mina l’effettività della giurisdizione e finisce per rafforzare le componenti più sofisticate della mafia, che non sono quelle che sparano, ma quelle che si occupano dei processi di accumulazione finanziaria, della gestione di una sempre più estesa rete corruttiva. Oggi le mafie sono una parte spesso non visibile più spesso non vista del tessuto economico, non soltanto della Campania e del Mezzogiorno, ma una parte rilevante del tessuto economico nazionale”.