Piattaforme sulle scogliere del Lungomare di Napoli, il progetto c’è ed è partito lo studio degli iter autorizzativi. Ma non si vedranno prima della prossima estate, anche considerando che siamo a fine luglio. A fare chiarezza è l’urbanista Michelangelo Russo, direttore del Dipartimento di Architettura della Federico II. Il Diarc è stato coinvolto nel progetto fin dall’inizio. “Ci stiamo lavorando come dipartimento – spiega il professor Russo ad Anteprima24 -, ci sta lavorando pure il Comune di Napoli. Ovviamente ci vogliono dei tempi per fare un’operazione con tutte le approvazioni”. Proprio oggi si è svolta una riunione.
Russo definisce “abbastanza complicato” il percorso dei nulla osta. “Ma è avviato – aggiunge – c’è un’interlocuzione in corso tra Comune, Soprintendenza, Autorità portuale, Provveditorato alle opere pubbliche”. E dunque, sottotraccia, in questi mesi è andata avanti l’idea. Un anno fa, e nei primi mesi del 2024, se ne è discusso in consiglio comunale. Ma poi puntualmente nessuno ne ha saputo più nulla. Tuttavia ha continuato a camminare, nelle stanze dell’amministrazione. Anche se ormai è quasi un tabù: da anni si parla delle piattaforme-solarium, senza un responso definitivo. In un senso o nell’altro.
Lo scorso marzo, interpellato al riguardo, Palazzo San Giacomo non ha celato il suo orientamento. “È un progetto a cui teniamo – ha detto il sindaco Manfredi – perché può dare una risposta importante ai cittadini”. La questione, peraltro, divide già l’opinione pubblica. I favorevoli invocano un pieno accesso della cittadinanza al mare. Un’opzione assai limitata oggi, a causa delle rare spiagge pubbliche (e balneabili). A Napoli il diritto al mare libero è soffocato: pochi posti disponibili, tra arenili a numero chiuso e obbligo di prenotazione. Ma non mancano i contrari alle piattaforme, pronti a minacciare ricorsi. In cima alle preoccupazioni, gli aspetti paesaggistici. Il Lungomare è zona molto vincolata, e non pochi temono sfregi. Russo perciò traccia un profilo chiaro delle piattaforme. “Staranno su i tempi dell’estate, tutto sarà molto temporaneo e niente di fisso o inamovibile”. E naturalmente dovranno “essere in piena sicurezza e in grado di garantire il superamento delle barriere architettoniche”. I manufatti smontabili saranno in legno, con delle sottostrutture metalliche. La dimensione dovrebbe aggirarsi sugli 800 mq a modulo. Per ognuna si ipotizza una capienza di circa 2-300 persone, ma il calcolo è ancora approssimativo. “Sui numeri è meglio aspettare la fase definitiva” precisa il direttore del Diarc. Appare certo, inoltre, un inserimento graduale. Per valutarne così l’impatto. “Se il primo prototipo funziona, potranno essere moltiplicate” dice Russo.
Alcuni punti fermi, però, sono stati messi. “Le piattaforme sono state progettate e sono anche molto belle ed efficienti – assicura il professore -, ci stiamo lavorando in maniera molto operativa”. E si starebbe delineando anche l’ambito delle coperture finanziarie. “C’è un’azienda che sta studiando tutti i dettagli – racconta Russo -, ci sono degli imprenditori che hanno poortato avanti un’opera di mecenatismo. Quindi regaleranno sostanzialmente queste piattaforme alla città”. A quel punto “il Comune le prenderà in carico, ne farà una prima prototipazione”. E poi “si spera che negli anni a venire possano essere anche ampliate come numero e consistenza”. Si tratta insomma di un work in progress. Il direttore del Diarc lo descrive come “un laboratorio molto attivo in questo momento”. Anche se non crede “riusciranno a realizzarle prima della prossima estate”. In prima linea il vicesindaco Laura Lieto, con delega all’Urbanistica. Anche lei docente del dipartimento di Architettura. “Ce l’ha proprio messa tutta – sottolinea Russo -, ha mobilitato tutti i suoi uffici”. Risorse all’opera anche nell’incontro odierno. “Le cose vanno molto bene” garantisce il direttore del Diarc. Si tratta di attendere il 2025.