La logica della sfrenata lottizzazione politica finisce con il paralizzare due enti importantissimi come il Parco nazionale del Vesuvio e quello del Cilento, Alburni, Vallo di Diano. La notizia di pochi giorni fa è che il Tar Campania ha accolto il ricorso della Regione Campania contro la nomina da parte del governo, in particolare del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia, dei due commissari straordinari, rispettivamente Raffaele De Luca (Vesuvio) e Marcello Feola (Cilento). Le due nomine, risalenti allo scorso 1 febbraio, sono cadute sotto la scure della giustizia amministrativa che ha “ordinato al ministro”, si legge in una nota di Palazzo Santa Lucia, “di sottoporre una terna di nominativi, come prevede la legge, in tempo utile a consentire al presidente della Regione di esprimere l’intesa entro il 22 febbraio 2023 sulla nomina degli organi ordinari dei due Enti Parco”.
La legge prevede infatti che presidente di un Ente Parco “è nominato con decreto del Ministro dell’Ambiente, d’intesa con i presidenti delle regioni nel cui territorio ricade in tutto o in parte il parco, nell’ambito di una terna proposta dal Ministro e composta da soggetti in possesso di comprovata esperienza in campo ambientale nelle istituzioni o nelle professioni, oppure di indirizzo o di gestione in strutture pubbliche o private. Entro trenta giorni dalla ricezione della proposta”, si legge ancora, “i presidenti delle regioni interessate esprimono l’intesa su uno dei candidati proposti. Decorso il suddetto termine senza che sia raggiunta l’intesa con i presidenti delle regioni interessate, il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le Commissioni parlamentari competenti per materia, che si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta, provvede alla nomina del Presidente, scegliendo tra i nomi compresi nella terna”.
Dunque, secondo la legge, e come ha confermato il Tar Campania, il ministro Pichetto Fratin avrebbe dovuto sottoporre al governatore Vincenzo De Luca tre nomi per il Parco del Vesuvio e tre per il Parco del Cilento, e il presidente della Regione avrebbe dovuto scegliere uno dei tre per ciascuna area protetta. Commissario o presidente, per il Tar, nulla cambia. Ma perché il governo ha scelto di forzare la mano, indicando un solo nome e facendo bocciare la nomina dal Tar? Semplice: i vertici del Parco nazionale del Vesuvio e di quello del Cilento, a quanto apprende Anteprima24.it da fonti qualificate, sono stati oggetto di spartizione politica: Il Vesuvio spetta a Forza Italia, il Cilento a Fdi. Non solo: i due nomi, Raffaele De Luca e Marcello Feola, sono gli unici sui quali i due partiti puntano. Indicare una terna al presidente della Regione vorrebbe dire esporsi al rischio, assai concreto, che Vincenzo De Luca possa scegliere un nome diverso da questi due. Da qui la paralisi, che provoca danni ingenti ai territori: “Siamo di nuovo fermi”, dice ad Anteprima24.it il sindaco di uno dei Comuni interessati, “e il risultato è che si bloccano i progetti in campo”. E pensare che, in particolare per quel che riguarda il Parco Nazionale del Vesuvio, siamo di fronte a un Ente che comprende un patrimonio artistico, storico, culturale e ambientale senza uguali al mondo, a partire dal cratere, visitato ogni anno da milioni di turisti, e che ora che la pandemia è finalmente alle spalle avrebbe bisogno di ripartire immediatamente per attrarre i visitatori. Una situazione inconcepibile, quella dell’assenza di un vertice, che dimostra come spesso e volentieri la politica si muova secondo logiche totalmente estranee al reale interesse delle imprese. Sembrano lontani un secolo i tempi in cui, sotto la gestione di Amilcare Troiano, unico presidente di entrambi i parchi, apprezzato da destra a sinistra, soprattutto il Parco del Vesuvio conobbe uno splendore mai più raggiunto dal punto di vista della immagine internazionale, con una serie di iniziative che ancora oggi conservano la loro efficacia.