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L’Asl Napoli 1 le prescrive 5 fisioterapie settimanali per la riabilitazione, ma alla paziente tetraplegica “il centro convenzionato che deve mandarle l’operatore a domicilio le dice che può farlo solo 2 volte a settimana”. A segnalare la vicenda è Peppe Ferruzzi, presidente dell’Abaco (Associazione di base consumatori). Non si occupa certo per la prima volta di Simona Parisi, 53 anni.

La donna è tetraplegica da quando ne aveva 18, a causa di un incidente stradale. Da 33 anni vive su una sedia a rotelle, ha perso l’utilizzo delle mani, e ha gravi difficoltà respiratorie. Sulla faccenda, Anteprima24 ha interpellato l’azienda sanitaria. Come prima cosa, i responsabili del competente distretto 33 annunciano per domani mattina l’invio di una commissione in casa dell’assistita. La donna, intanto, ha scritto al presidente della Repubblica.Il disastro dei tagli diffusi al sistema sanitario pubblico – afferma Ferruzzi -, il malessere nelle lungaggini delle liste di attesa per poter ricevere cure ed assistenza adeguate alle patologie sta determinando seri problemi nella tutela della salute di tutti i cittadini”. Abaco Campania da tempo “denuncia, diffida e ricorre alla legge 124/1998 per il rispetto dei tempi consentiti nell’attuazione delle cure ai nostri assistiti”.

Al capo dello Stato, Simona rivolge una richiesta di aiuto urgente. “Illustre Presidente Mattarella – comincia la lettera -, mi rivolgo a Lei come garante della Costituzione e le chiedo un aiuto urgente per evitare che la mia vita possa cessare per mancato sostegno alle mie necessità sanitarie”. La missiva è stata trasmessa al protocollo del Quirinale, via pec. “Sono considerata come tutti i cittadini – scrive la 53enne – una che può aspettare le liste di attesa infinita per avere accesso alle visite e alle terapie a cui devo sottopormi. Non è giusto per nessun cittadino non essere curato nei tempi giusti ma io, purtroppo, se non mi sottopongo alle terapie necessarie rischio di morire“. Al capo dello Stato si chiede: “Le sembra giusto? Le sembra la rappresentazione di uno Stato che tiene ai propri cittadini?

LA RISPOSTA DELL’ASL NAPOLI 1

Sulla questione, l’Asl Napoli 1 fornisce una serie di precisazioni. “La signora Parisi – premette Alessandro Limardi, dirigente del settore Fasce deboli e Cure Domiciliari del Distretto sanitario 33 – viene ampiamente seguita dalla riabilitazione di questo distretto, infatti ha a disposizione presidi di ultimissima generazione. Io stesso mi sono attivato per fornirle una carrozzina elettrica che ha la possibilità di sollevarsi per evitare il formarsi di piaghe da decubito“. Sull’ultima doglianza, a Limardi risulta “una disponibilità di tre giorni settimanali, del centro accreditato, ma mi prendo il tempo di verificare“.

Quindi il responsabile della riabilitazione dà la versione del distretto sanitario. “All’assistita – dice – il fisiatra ha rilasciato la prescrizione di una serie di attività, di cinque sedute settimanali, per mantenere i livelli attuali di autonomia. La paziente ha fatto richiesta, un centro  convenzionato ha dato disponibilità. Ma questa è prassi comune: noi chiediamo un tot, la struttura risponde con quelle che sono le sue possibilità. Purtroppo l’offerta è minore rispetto al voluto”. A questo punto, l’Asl sostiene di essere intervenuta. “Ho assicurato a Simona i nostri fisioterapisti – afferma Limardi -, nell’intertempo della realizzazione dell’offerta, nel rispetto delle liste d’attesa. Ma i nostri fisioterapisti, su un territorio di 102.000 abitanti, devono assistere tutte le persone da seguire, o con esiti da fratture di femore o per altre patologie. Chiaramente noi come struttura pubblica non possiamo privilegiare qualcuno a scapito di qualcun altro, pur rendendoci conto della gravità della condizione di Simona. Ma abbiamo fatto tutto quel che era possibile fare”. Il dirigente poi comunica l’apertura di una Uvbr (Unità di valutazione del bisogno riabilitativo). “Andremo mercoledì mattina (domani, ndr) a casa di Di Simona – spiega – per valutare le condizioni attuali e capire che tipo di bisogno ha. Il progetto iniziale, fatto a luglio, riguardava un periodo di 180 giorni. Essendo scaduto, andiamo a rivalutare la paziente, per capire cosa è realmente fattibile“.

A replicare è anche il direttore del Distretto 33, Giuseppe Guadagno.L’attuale riforma della disabilità, la legge 62/2024 – sottolinea il responsabile distrettuale – è così calzante per le necessità del disabile che si chiama accomodamento ragionevole, cioè viene domandato al disabile ‘di cosa hai realmente necessità?Quello che cioè poi porta all’esplicitazione del progetto di vita. Ma ancora prima che questa legge lo imponesse, da un punto di vista distrettuale siamo stati all’avanguardia, abbiamo mandato un fisioterapista – figura che non tuttti i distretti hanno – a casa della persona, per sopperire a questa mancanza di disponibilità piena del centro di riabilitazione“. Guadagno ribadisce di aver “appunto suggerito ai miei colllaboratori di aggiungere noi due giorni ai tre del centro privato, raggiungendo i cinque giorni che sono un po’ l’aspirazione dell’assistita”. Tuttavia, il Distretto 33 opera dei distinguo. “Ma a parte la rivalutazione che sarà fatta, perché il piano è scaduto – sottolinea Guadagno -, qualcosa cozza con quelle che sonno le normative regionali di settore. Queste dicono che chi è in cura con un centro accreditato, non può essere contemporaneamente assistito da un professionista sanitario quale il fisioterapista interno. Quindi noi spesso abbiamo anche queste difficoltà“. Il direttore del Distretto 33 aggiunge: “E se il senso della legge del 2024 è di sburocratizzare questi processi, che ben venga. Non ho alcun problema ad andare controcorrente e ad autorizzare un 3+2, ma si tenga conto anche di una cosa di una rilevanza etica non indifferente: noi abbiamo liste d’attesa enormi“. Il primo problema resta quello.