Riceviamo e pubblichiamo una lettera a ‘cuore aperto’ di un tifoso azzurro con destinatario il patron del Napoli Aurelio De Laurentis
Caro Aurelio ti scrivo,
Sono Francesco ma per tutti i miei fratelli azzurri sono semplicemente Ciccio, sarò Ciccio anche per te perché come gli altri anche tu sei un ‘fratello azzurro’. Aurelio, prima di ogni considerazione voglio farti i miei complimenti per la gestione del club e non soltanto per questa stagione, ma per i tuoi 18 anni di calcio a Napoli, una piazza calda e particolare che aveva bisogno di una grande imprenditore con le idee ben chiare che sa far quadrare i conti economici con i risultati sportivi. Non è facile vincere in Italia dove ormai quasi tutte le proprietà dei club sono affidate a mani e fondi stranieri. Gli unici patron che mettono i soldi di tasca proprio sei tu con Lotito.
Aurelio ti ringraziamo per la stagione che stiamo vivendo, era da 33 anni che aspettavamo una stagione come questa che stiamo vivendo, con un Napoli come questo che ci stai facendo vedere. Anche se in passato ci siamo avvicinati molto, sia con Sarri, sia con Benitez e Mazzarri. Insomma, hai saputo sempre ben scegliere e anzi si può ben dire che ogni scelta fatta è stata sempre ponderata per ottenere il meglio.
Ma in tutto questo quadro idilliaco e positivo c’è un neo. Ti premetto che non appartengono a nessun gruppo organizzato, ma frequento le curve del ‘Maradona’ da sempre e ad ogni partita del Napoli, in casa e fuori, in Italia e all’estero io sono presente. Su tutte queste cose che ho ascoltato, ho letto, che si dicono sulle curve violente, dove si spaccia droga e quant’altro, ti posso garantire che se c’è qualcosa di vero è una minima parte. Sono quegli aspetti negativi che trovi in tutti i frangenti della nostra società. Le persone che fanno uso di droghe le trovi ovunque, le trovi nelle piazze, nei luoghi di ritrovo e in ogni professione, dalla più umile alla più altolocata. Quindi non c’è nulla di cui meravigliarsi, perché lo stadio è lo specchio della società in cui viviamo.
In verità devo dirti e raccontarti che le curve sono composte da persone molto unite fra di loro. Al proprio interno ci sono persone che hanno sempre le porte spalancate e massima disponibilità verso chiunque. Non c’è violenza. Anzi c’è tanta apertura e voglia di coinvolgere le persone a sostenere il Napoli.
Come tante altre persone ho fatto, faccio e farò sempre molti sacrifici per seguire il Napoli e per questo ti invito a trascorrere una giornata con noi, per capire cosa significa seguire gli azzurri in casa e in trasferta. Mi piacerebbe farti vedere tutte le dinamiche che ci sono e che si affrontano, i soldi spesi, i giorni sottratti al lavoro, i sacrifici, le rinunce personali, le rinunce familiari.
Ancora oggi, dopo 33 anni ricordiamo Maradona, gli scudetti del Napoli e le feste che sono state fatte nello stadio e fuori. Ricordiamo le coreografie, lo stadio azzurro, i tamburi, le bandiere. Tutte cose che adesso sono vietate. La mia richiesta è quella di lasciarci liberi di tifare, di consentire ai gruppi organizzati e tutti gli altri tifosi di poter portare al ‘Maradona’ bandiere, tamburi, megafoni, tutto quello che serve per festeggiare degnamente questo momento storico e far ricordare questo Scudetto per sempre.
Perché gli Scudetti del passato sono ancora oggi ricordati per i grandi festeggiamenti dell’epoca. Vorrei che fra 10, 20 o 30 anni il Napoli di De Laurentis sia ricordato per la grande festa delle curve e dello stadio, cosa che adesso non sta succedendo. Aurelio ti chiedo la possibilità di poter rivedere il ‘regolamento d’uso’ del ‘Maradona’ che al momento non ci consente di festeggiare.
Prendi in considerazione questa mia richiesta almeno fino a giugno e facci godere appieno questo storico momento che vede affacciarci verso il nostro storico terzo Scudetto.
Il tuo amico Francesco.