NAPOLI – Da qualche ora, sui social, viene ripreso un articolo apparso ieri sulle pagine sportive de ‘Il Giornale’ in cui si afferma che Koulibaly, il campione del Napoli per il quale il sindaco Gaetano Manfredi si è espresso per la concessione della cittadinanza onoraria ma ora in predicato di passare al Barcellona, “a Napoli ha dovuto sopportare le peggio cose”.
Ricostruendo la carriera azzurra del difensore, il giornalista Claudio De Carli ricostruisce che nel 2014, l’anno del suo arrivo a Napoli, era “perfino schivato per strada, la scimmia”.
Ora, Napoli è una città non mille problemi. Ma se non ne ha uno rispetto ad altre aree metropolitane, è proprio quello del razzismo.
Vari influencer della rete napoletana, in queste ore, giustamente, lo stanno ricordando.
Tuttavia: se c’è una cosa peggiore di sollevare un falso problema, questa è tentare di risolverlo con una falsa soluzione.
Come dire: se a Napoli il razzismo è un fenomeno del tutto marginale, la demagogia e il populismo, al contrario, sono vivi e vegeti.
Tant’è che, quando, a torto o a ragione, si parla male di Napoli, subito tornano a galla.
Leggere su Facebook, ad esempio, la reazione dell’ex responsabile dello sportello ‘Difendi Napoli’ ora consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Flavia Sorrentino che chiede la “stigmatizzazione delle parole di Claudio De Carli” perchè “la nostra città non è razzista, ma inclusiva ed accogliente e da anni impegnata anche istituzionalmente contro ogni forma di discriminazione”. L’hashtag, manco a dirlo, è #difendilacittà.
E quindi, Manfredi ce ne scampi, ma il rischio è che si piombi di nuovo nel 2017: quando, in piena era de Magistris, l’amministrazione comunale annunciò lo sportello che offriva “la possibilità di avviare, previa attenta valutazione dell’Avvocatura comunale, iniziative legali per tutelare la dignità del territorio, l’immagine e la reputazione di Napoli e del popolo partenopeo”.
E insomma. Oggi, la Sorrentino, se non una denuncia, ha scritto che si attende una smentita ufficiale di Koulibaly. Il campione azzurro, secondo lei, dovrebbe intervenire sul caso un pò come fa sui campi di calcio in occasione di una delle sue spettacolari chiusure difensive.
Ma che la strada indicata da lei e da de Magistris 5 anni fa non rappresenti certo una soluzione, lo dimostra il fatto che rappresenti solo l’ultimo ritrovato di un sentimento polemico e risentito storicamente diffuso a Napoli davanti a qualsiasi denuncia riguardi la città. E che, nel tempo, ha fatto vittime illustri.
In ‘Napoli, nostalgia del domani’, lo storico Paolo Macry tentò di metterle in fila facendo iniziare la storia nel 1875 con le denunce avanzate da Pasquale Villari. E poi: nel 1877 da Jessie White Mario, nel 1878 da Renato Fucini, dal 1884 da Matilde Serao, nel 1949 da Curzio Malaparte, nel 1953 da Anna Maria Ortese, nel 1975 da Percy Allum, nel 1978 ancora da Allum ma in compagnia di Giuseppe Galasso, nel 1992 da Giorgio Bocca, nel 2006 da Roberto Saviano.
Tutti accomunati dallo stesso destino: parla male di Napoli e, nel sentimento di buona parte dei napoletani colti in un malinteso onore, poi muori.
Al povero cronista di sport de ‘Il Giornale’ non resta che la speranza di salvarsi in calcio d’angolo allungando una lista di nomi così prestigiosa.