Ischia (Na) – “Il primo film che ho visto è stato Ladri di Biciclette di De Sica, Visconti era un genio, adoro Anna Magnani. Tra i contemporanei mi piacciono molto Nanni Moretti e Sorrentino. Ma per me anche i film di Coppola e Scorsese sono italiani!”. E’ un inno al nostro cinema la masterclass del maestro irlandese Jim Sheridan, presidente di Ischia Global film e Music fest, protagonista del primo appuntamento della ventesima edizione. Accanto a lui Enrico Vanzina e il giovane Alessio Della Valle, in un lungo incontro dedicato proprio alla scrittura, l’industria, il rapporto con le piattaforme. Anche sceneggiatore e produttore Sheridan, 73 anni, già Legend Award a Ischia nel 2009, tra i suoi film annovera i capolavori ‘Il mio piede sinistro’ (due Oscar) e ‘Nel nome del Padre’. E’ pieno di progetti e passione ed ha ancora qualche sogno, anche nel campo dei documentari che lo appassiona molto . Ma partiamo dalle serie. “Continuerò a girare Murder at the cottage – dice il regista sei volte candidato all’Oscar che in questa produzione Sky mette insieme prove originali, filmati inediti e interviste di casi irrisolti -, invece è rimandata al 2023 la partenza della lavorazione di Lockerbie, serie originale ispirata alla storia del disastro aereo del 1988, l’attentato ai danni del volo Pan Am 103”. Già annunciata da Sky e Peacock, in cinque episodi racconterà del dottor Jim Swire, di sua moglie Jane e della loro ricerca di giustizia. Nel disastro aereo persero la figlia, Flora. “E intanto sto scrivendo anche la storia di un indiano americano dal titolo Standing bear”. Sheridan torna con piacere sulle isole del golfo di Napoli per i festival prodotti da Pascal Vicedomini. “Girare in Italia? Sarebbe bellissimo. Penso sempre alla possibilità di rifare ‘Scarlatto e nero’ di Jerry London con Gregory Peck, nei panni di un sacerdote irlandese che aiutava gli ebrei nella Roma dell’occupazione nazista. Una storia tratta dal racconto The Scarlet Pimpernel of the Vatican di J.P. Gallangher. Chi potrebbe interpretare oggi quel personaggio? Si certo, Daniel Day Lewis sarebbe perfetto – risponde scherzosamente alla domanda provocatoria sul ritiro del suo attore icona – una volta gli ho chiesto se volesse tornare in scena, e lui rispose di no. E’ una persona unica, particolare, un attore che non vuole su di lui l’attenzione, un’anima poetica. Siamo in contatto, vive con la famiglia a New York e il figlio suona il violino”. Esponente del cinema d’impegno civile, quale pensa debba essere il ruolo degli autori europei in questi tempi difficili e di guerra? “Apprezzo il mio amico Bono che è andato in Ucraina, noi irlandesi sappiamo bene cosa vuol dire essere occupati. Sì, il cinema deve impegnarsi, il cinema deve sempre fare politica”. I suoi due titoli italiani del cuore? “La Battaglia di Algeri di Pontecorvo, un vero film arabo fatto da un occidentale, e Pasqualino Settebellezze della Wertmuller. Rifletteteci, sono entrambi film politici”.
Jim Sheridan in cattedra ad Ischia: “Mi piacerebbe girare qui”
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