Tempo di lettura: 3 minuti

Roma – E’ stato condannato dalla Quinta sezione civile della Cassazione, per evasione dell’Irpef, il capitano della Lazio Ciro Immobile in relazione all’indagine della Guardia di Finanza del 2012 che ha messo nel mirino le parcelle per il trasferimento del bomber dalla Juventus al Genoa, in particolare quanto corrisposto ad Alessandro Moggi. A darne notizia per prima è stata Repubblica con riferimento a un verdetto della Suprema Corte pubblicato a luglio. Con questa decisione i giudici del ‘Palazzaccio’ hanno respinto il ricorso del calciatore contro la sentenza emessa nel 2019 dalla Commissione tributaria della Campania per “la sussistenza di reddito da lavoro dipendente sottratto a tassazione” per il quale è stata determinata “la maggiore Irpef dovuta per il 2012”. Vicino all’attaccante della nazionale, ha subito fatto quadrato la società biancoceleste. “Ciro Immobile aveva da mesi risolto tempestivamente le pendenze tributarie, risalenti a dieci anni fa, riportate oggi da un quotidiano. La Società, che mai ha messo in discussione le qualità umane, prima ancora che sportive, di Ciro Immobile, rinnova il suo affetto e la sua stima per il Capitano”, sottolinea il comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Lazio.
Quanto alla vicenda giudiziaria, in particolare, le indagini delle ‘fiamme gialle’ hanno riguardato il pagamento di Moggi junior, agente di Ciro Immobile, che in occasione del trasferimento del calciatore dalla Juve al Genoa era stato pagato dalla società calcistica del capoluogo ligure che gli aveva conferito un mandato ‘ad hoc’ di dodici giorni.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, si trattava di una “operazione simulata”, come hanno confermato i giudici dell’appello. Immobile si è difeso sostenendo che il suo agente era Marco Sommella, negando di “aver avuto rapporti di mandato con il Moggi”. Ma per i giudici tributari campani – avallati dalla Cassazione . “La mera esistenza di un mandato rilasciato al Sommella” non consentiva “di escludere che in concreto il contribuente”, ossia Immobile, “si fosse avvalso delle prestazioni del Moggi come proprio agente in occasione del suo trasferimento, essendo peraltro rimasto indimostrato che egli avesse provveduto a versare al proprio affermato procuratore quanto di sua spettanza”. In pratica, a Sommella non era stata corrisposta alcuna parcella.
Inoltre, sottolineano ancora i magistrati tributari campani che “il mandato conferito al Moggi dal Genoa appariva intrinsecamente inverosimile, essendo stato rilasciato il 20 gennaio 2012, con validità di 12 giorni, quando è notorio che le trattative per l’acquisto di un calciatore professionista si protraggono per molto più tempo”. “In ogni caso – prosegue la sentenza d’appello convalidata dalla Cassazione – “l’operazione simulata aveva comportato per la società acquirente un indubbio vantaggio fiscale” e “le indagini avevano dato prova dell’esistenza di rapporti diretti tra il Moggi e il contribuente” Ciro Immobile, sia tramite l’evidenza di versamenti effettuati dal Sommella al Moggi, con la causale ‘compenso Immobile’, sia tramite il rinvenimento di un manoscritto dello stesso Moggi, contenente un elenco dei calciatori da lui assistiti, che recava anche il nome” dell’attuale capitano della Lazio. Immobile è stato anche condannato a pagare 8mila euro di spese legali, mentre non è nota la cifra dell’evasione nè l’ammontare delle sanzioni.