Nel giorno in cui partiti di opposizione, sindacati e associazioni presentano in Corte di Cassazione il quesito referendario per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata, nel governo continuano le voci contrarie. Questa mattina il deposito del quesito, da parte di Pd, M5s, Europa verde, Sinistra italiana, Italia Viva, Più Europa, Rifondazione Comunista, Cgil, Uil, Anpi, Arci, Acli e una miriade di altre associazioni.
Negli stessi minuti il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, afferma a Sky Tg24: “Il governatore del Veneto Zaia cerca di attuare il più presto possibile la legge sull’Autonomia, il mio collega ministro Musumeci, vedendo le cose sotto una prospettiva più ampia che è quella governativa, cerca di rallentare perché alcuni problemi di attuazione effettivamente ci sono. Sono certo che arriveremo a una composizione”.
“Alcuni problemi di attuazione ci sono”, ammette candidamente Nordio, uno dei ministri più importanti del governo. Considerato che non siamo di fronte a una leggina qualunque ma a un provvedimento che rischia di aumentare i divari tra nord e sud, una considerazione di questo tipo fa gelare il sangue nelle vene. Che l’Autonomia sia una legge ad altissimo rischio lo prova il fatto che i parlamentari di centrodestra del sud, tranne poche eccezioni, subito dopo il voto hanno iniziato a protestare se qualcuno indica i loro nomi.
Eppure siamo di fronte a una votazione pubblica, in parlamento, e indicare i deputati che approvano o meno una legge è una operazione di chiarezza nei confronti degli elettori. Il nervosismo dilaga, ed è comprensibile, ma ai deputati di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia del sud chiediamo solo una cosa: niente ipocrisie. Avete votato una legge che anche un ministro come Nordio, veneto, critica. Risparmiateci le lacrime di coccodrillo e assumetevi le vostre responsabilità.