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Non c’è solo l’usura nei confronti di un imprenditore di Soccavo, che ha denunciato i presunti aguzzini. Spunta anche l’estorsione, con tanto di minacce, tra le accuse agli indagati. La contestazione della procura di Napoli riguarda due di loro, finiti oggi in custodia cautelare in carcere, nell’operazione dei carabinieri della Compagnia Bagnoli. Carlo Capezzuto risponde anche di usura. Giuseppe Barretta, invece, soltanto di estorsione. Capezzuto avrebbe rivolto minacce all’imprenditore, militante del Pd, ma anche al figlio di questo via Whatsapp (“digli a tuo padre che gli vado a rompere le corna dove sta sta, a sto pezzo di infame a questa carogna”). Secondo le indagini, avrebbe ricevuto dall’uomo 74.380 euro, a fronte di 71.900 euro prestati. A Barretta si addebita una raffica di minacce. Sarebbero pervenute “sia di persona – si legge nelle carte – che attraverso videochiamate e messaggi testuali e vocali“. A originarle, anche qui la richiesta di somme da restituire. Ma non a lui. Il preteso creditore, del quale Barretta sarebbe cugino, ebbe rapporti commerciali col denunciante. Tra i messaggi considerati attendibili, il testo “ma gente come te muore”.

Per gli indagati Capezzuto Carlo e Barretta Giuseppeche annoverano precedenti penali anche per fatti gravi ed allarmanti – compiere delitti contro il patrimonio o di altro genere – scrive il gip Maria Luisa Miranda nel motivare le esigenze cautelari – è un’abitudine consolidata di vita“. Barretta avrebbe prospettato all’uomo, in caso di mancato pagamento, “gravi danni all’incolumità personale propria e della propria famiglia“. Non solo. Sostenendo “di appartenere ad una famiglia malavitosa molto importante di Secondigliano”, avrebbe evocato un intervento degli “amici siciliani“. Un modo di rafforzare “la propria minaccia con riferimenti alla sua precedente detenzione”.

L’ordinanza cautelare ricorda un vecchio episodio. Il 15 dicembre 2012 Barretta fu ferito alla testa da un colpo d’arma da fuoco. In quel momento era “con due amici”, uno dei quali, Vincenzo Priore, rimase ucciso nell’agguato. L’omicidio, secondo gli investigatori, sarebbe rientrato in un contesto di camorra. “In relazione – ricostruisce il gip – alla vicinanza dei due gruppi che quel giorno si erano affrontati, sebbene a causa di un banale litigio, rispettivamente al clan Licciardi e al clan Lo Russo”. Quanto a Capezzuto, il giudice rammenta l’arresto di Simone Cimarelli, compagno della figlia. Il giovane due anni fa fu arrestato in un’operazione contro il clan Sorianiello del Rione Traiano. I pm lo ritenevano organico al sottogruppo criminale del rione 99. Per Barretta e Capezzuto, le rispettive personalità avrebbero generato “timori” nell’imprenditore. Il quale poi però ha denunciato tutto.