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NAPOLI – All’assemblea organizzata dall’associazione di Emilia Leonetti VivoaNapoli sulla condizione dell’infanzia a Napoli si sono capite almeno tre cose.

La prima è che il sistema dei bandi prediletto dal Governo Draghi per distribuire i soldi del Pnrr non sempre è quello giusto, vedi il caso degli asili nido che l’Europa vorrebbe nei territori dove maggiormente scarseggiano e che, invece, qui in Italia, continuano a moltiplicarsi laddove già ci sono. A tutto discapito del Sud.
 
La seconda è che, ad oggi, non c’è una rilevazione totalmente affidabile che misuri la dispersione scolastica. Tant’è che, secondo la vicesindaco Mia Filippone, gli unici numeri ufficiali da 0 a 16 anni a Napoli rilevano 3.000 casi su una popolazione studentesca di circa 40.000 ragazzi: un numero a cui nè lei nè tanti altri credono se è vero che in alcuni quartieri, anche per la pandemia, la percentuale di chi sfugge ai banchi arriva al 40%.
 
La terza che bisogna cambiare totalmente approccio davanti alla questione minorile se, per dirla con Isaia Sales, che pure è uno studioso che contesta il paradigma della “Napoli immobile”, le cose, su questo fronte, “da decenni non cambiano”.
 
E quindi: da Paolo Siani, il deputato Pd vice presidente della Commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza, alla vicesindaco con delega alla scuola Mia Filippone; dall’ex assessore Marco Esposito a Isaia Sales, in libreria con il saggio “Teneri assassini”, qualche soluzione si è tentata di mettere in campo.
 
E se si concretizzeranno lo si dovrà di sicuro anche all’incontro che Siani e l’intergruppo che ha costituito in Parlamento per l’infanzia ha in agenda martedì con il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi.
 
La prima cosa che gli chiederemo è far sì che gli asili nido si costruiscano davvero laddove se ne ha bisogno. E quindi, poiché sappiamo che molti Comuni soprattutto del Sud non hanno progettisti per accedere ai fondi, proporremo al ministero innanzitutto di mettere a disposizione un progetto unico redatto a Roma ma che può andare bene ovunque. Tanto per un asilo sappiamo di cosa c’è bisogno”. Una sorta di modellino che può essere replicato a Trento come a Reggio Calabria, insomma.
 
Del resto, il Pnrr mette nel capitolo multidisciplinare dedicato all’infanzia ben 10 miliardi di euro, di cui 4,6 per gli asili. Quindi: ora o mai più.
 
Anche a Napoli, dove però, ha avvertito ancora Mia Filippone, non è tutt’oro ciò che luccica. Nel senso che, quando ci si è confrontati coi parametri per partecipare al bando-asili nido, ad esempio, più di 20 progetti, nonostante la proroga al 31 marzo, Palazzo San Giacomo non è riuscita a presentare.
 
Ed è stato già un mezzo miracolo, visto che per i rimanenti 91 Comuni dell’area metropolitana è andata ancora peggio: finora, ne hanno presentati solo un’altra ventina. Per 2 milioni di abitanti.
 
Ma non è tutto: Siani, infatti, è pronto a far nascere una agenzia “capace di coordinare chi si occupa di infanzia nei vari campi e che, spesso, nemmeno sa cosa fa il suo dirimpettaio”.
 
Lui che è un pediatra, è ben cosciente che la partita cui ha messo mano è decisiva: “Dai 0 ai 3 anni, senza gli stimoli giusti, il cervello di un bambino già può scartare quelle sinapsi che gli garantirebbero una mente più aperta e di affrontare con più mezzi la vita“.
 
E comunque: “Per i circa 7300 bambini che ogni anno nascono a Napoli, si dovrebbe attivare un percorso di accompagnamento, non uguale per tutti evidentemente, ma in modo tale da intervenire, nel caso, in tempo utile. I parametri delle famiglie a rischio sono sempre gli stessi”.
 
Sales gli ha fatto eco dicendo che proprio Napoli rappresenta da questo punto di vista un unicum rispetto alle altre città. “Sappiamo dove, quando e perchè nascono e si formano le nuove generazioni di delinquenti. Si tratta, quindi, di intervenire prima che inizino a commettere quei reati che, dai 14 anni in su, iniziano ad essere puniti dalla legge. Questo, senza strapparli alla famiglia, ma accompagnandoli con una serie di interventi che diano loro l’occasione per emanciparsi. Ci troviamo di fronte ad orfani con genitori vivi. E magari è il caso di procedere con un primo laboratorio del genere proprioqui a Napoli adottando socialmente 1000 bambini“.
 
A conti fatti, la cosa converrebbe a tutti: Paolo Siani ha ricordato uno studio del premio Nobel James Heckman secondo cui i programmi di sviluppo, sin dai primi anni di vita, possono rendere il 13% l’anno per ogni figlio sul costo iniziale, grazie a migliori risultati scolastici, qualità della vita, occupazione, reddito e inclusione sociale.
 
Se a 0 anni, quando inizia il disagio, si punta 1 dollaro su di loro, al compimento dei 18, il ricavo netto per la società è di 11 dollari. Ma il fatto – ha concluso amaramente il fratello di Giancarlo, il cronista ammazzato a 26 anni dalla camorra – è che, per raccogliere i frutti, bisogna aspettare troppo per chi intende la politica solamente come la pratica del consenso immediato“.