“Con ordinanza notificata oggi, il Tribunale del Riesame di Perugia – che aveva riservato la decisione all’udienza del 17 dicembre 2024, fissando un termine per il deposito della decisione con contestuale motivazione di 45 giorni – ha rigettato l’appello proposto dal pubblico ministero, che aveva chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari”. Lo rendono noto gli avvocati Andrea R. Castaldo e Maria Elena Castaldo, legali dell’ex sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Antonio Laudati, coinvolto nell’indagine sugli accessi abusivi alle banche dati della Procura nazionale antimafia.
“Inoltre – proseguono i due avvocati – il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Roma per competenza, come peraltro già disposto dal provvedimento del Gip”. “Il Tribunale, in motivazione – proseguono i due avvocati – ha escluso la sussistenza delle esigenze cautelari relative al pericolo di inquinamento probatorio, rigettando le argomentazioni espresse nell’appello del pubblico ministero. In particolare, ha ritenuto inesistente il requisito della urgenza e ha significativamente sottolineato come sia la circostanza del pensionamento del dottore Laudati, sia quella dell’assenza di condotte potenzialmente manipolative del quadro probatorio, escludano in radice il requisito dell’urgenza, tale da giustificare l’adozione della misura cautelare”.
“Riteniamo che la decisione di oggi – concludono i difensori dell’ex pm – rappresenti un’ulteriore riprova della piena legittimità dell’operato del consigliere Laudati e, nell’esprimere piena fiducia nel lavoro dei Giudici, siamo convinti che le ulteriori fasi del procedimento consentiranno di chiarire tutti gli aspetti della vicenda”.
“Inoltre – proseguono i due avvocati – il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Roma per competenza, come peraltro già disposto dal provvedimento del Gip”. “Il Tribunale, in motivazione – proseguono i due avvocati – ha escluso la sussistenza delle esigenze cautelari relative al pericolo di inquinamento probatorio, rigettando le argomentazioni espresse nell’appello del pubblico ministero. In particolare, ha ritenuto inesistente il requisito della urgenza e ha significativamente sottolineato come sia la circostanza del pensionamento del dottore Laudati, sia quella dell’assenza di condotte potenzialmente manipolative del quadro probatorio, escludano in radice il requisito dell’urgenza, tale da giustificare l’adozione della misura cautelare”.
“Riteniamo che la decisione di oggi – concludono i difensori dell’ex pm – rappresenti un’ulteriore riprova della piena legittimità dell’operato del consigliere Laudati e, nell’esprimere piena fiducia nel lavoro dei Giudici, siamo convinti che le ulteriori fasi del procedimento consentiranno di chiarire tutti gli aspetti della vicenda”.