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Quella appena approvata, che fissa a 45 giorni il limite di tempo per intercettare la maggior parte dei reati, “è una riforma incomprensibile”. Così al Fatto Quotidiano il procuratore di Napoli Nicola Gratteri.
Reati anche gravi vengono scoperti dopo diversi mesi, perché non si riesce a trovare il bersaglio giusto – aggiunge – o perché in molti casi si raccolgono le prove dopo diverso tempo. Ed è una riforma anche incoerente perché se la legge fissa un termine di un anno e mezzo o due per indagare, non si capisce perché ci debba essere una tagliola per le sole intercettazioni. Evidentemente la finalità è un’altra: complicare l’acquisizione delle prove”. Secondo Gratteri i reati più colpiti dalla riforma sarebbero “rapine, furti in abitazioni, falsi materiali, riduzione in schiavitù, tratta di persone, reati in materia di stupefacenti, inquinamento ambientale, disastro ambientale, omicidio, violenza sulle donne”.
Dietro lo slogan della cosiddetta paura della firma – dice poi – si è inteso dapprima scudare tutte le condotte gravemente colpose che comportassero danno erariale e ora si intende bloccare se non annullare l’azione erariale sul territorio, aumentando le ipotesi di controllo sugli atti e stabilendo che ogni atto anche solo collegato a quello vietato comporti impunità. Tutto questo lascia i cittadini senza tutela. Spero che si percepiscano, a tutti i livelli, le mortificazioni che stanno subendo i cittadini onesti. Stiamo svendendo le nostre libertà”.
Rispetto alla riforma della giustizia “il vero obiettivo non è la sola separazione delle carriere, già di per sé sbagliata e dannosa” ma “si vuole giungere frettolosamente a questo risultato per poi assicurarsene subito dopo un altro, ovvero quello di assoggettare il Pm all’esecutivo. Io sono molto preoccupato, ma non per noi magistrati, per i cittadini, per la democrazia. Sarà mio impegno, da ora in poi, fare capire alla collettività, in tutte le sedi i cui mi sarà consentito, a cosa vanno incontro”.