Tavolini che invadono, dehors che sconfinano. Gazebo come bombe innescate, dopo l’incendio doloso al Vomero. A Napoli è guerra per gli arredi esterni di bar, pizzerie e pub. Cittadini e associazioni non si tengono più. Si moltiplicano i tavolini, ma anche proteste e denunce. Cittadinanza attiva in difesa di Napoli, dopo il rogo di via Scarlatti, ha chiesto un intervento a prefetto e sindaco. Si invocano controlli su tutti i dehors del territorio cittadino. L’obiettivo è la tutela di salute e sicurezza della popolazione. Si punta il dito su queste strutture, dove abbondano plastica ed impianti elettrici ‘volanti’. E poi c’è la presenza dei funghi per il riscaldamento a gas. E per fortuna che, due giorni fa, al Vomero i titolari avevano rimosso l’impianto, alla chiusura del locale. “Altrimenti chissà cosa sarebbe successo” dicono molti. Ma un brivido si affaccia: e se capitasse ancora? Magari dove il fungo lo lasciano, anche di notte.
La consigliera regionale Maria Muscarà ha scritto ai vigili del fuoco ed alla polizia municipale. Anche lei chiede la verifica dei requisiti di sicurezza. Servirebbe un’azione a tappeto: queste strutture sono ormai migliaia. “Poche ore prima dell’incendio al Vomero – dice Muscarà – avevo girato un video nelle immediate vicinanze in cui mi chiedevo se questi gazebo fossero ignifughi, ma abbiamo avuto la prova che lo sono tanto quanto lo era la Venere degli Stracci”. Il tema sicurezza è sulla bocca di tutti. “Non è normale – aggiunge la consigliera del gruppo misto – che le grate della metropolitana siano ostruite dai gazebo e che ci siano bombole del gas che potrebbero esplodere in caso di incendio“. La rete sociale No Box parla di “una bella faccia tosta”. Nel mirino c’è “la proroga delle concessioni a bar, ristoranti, pub”, decisa dal Parlamento, fino al 31 dicembre prossimo. I No Box la giudicano “una risposta sorda ed insolente alle vibrate e diffuse proteste”. A patire l’invasione, più di tutti, Centro storico, Chiaia e Vomero. È lì che “Napoli si è trasformata in un mangificio a cielo aperto, senza regole e pudore”. I No Box accusano: “I titolari di questi luoghi sono divenuti i padroni di strade e marciapiedi, grazie anche all’assenza di controlli e sanzioni”. Il pensiero corre a “pedoni, gli anziani, mamme con passeggini, disabili con carrozzelle”. Loro “sono le vittime quotidiane di questo abuso perenne“. Ma pure se rispettano le norme, il problema esiste: sono diventati troppi.
Tutto iniziò col Covid, con una misura straordinaria. Volevano aiutare la ripartenza degli esercenti. E hanno varato le deroghe alle occupazioni di suolo pubblico. Ora la pandemia non c’è più, ma di proroga in proroga, la misura è sempre lì. “Noi abbiamo proposto – afferma la rete sociale – di ‘pedonalizzare’ i marciapiedi, pur sapendo che rischia di essere una proposta scandalosa, perché crediamo che le strade, le piazze siano luoghi pubblici a disposizione dei cittadini“. Adesso i No Box chiedono “ancora una volta, di essere ricevuti ed ascoltati dalla commissione consiliare competente per esprimere le nostre ragioni”.
Ma c’è chi è passato alle carte bollate. L’avvocato Fabio Procaccini e l’artista civico Ruben D’Agostino hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica, alla prefettura ed alle forze dell’ordine. Un’iniziativa presa dopo il sequestro di un gazebo al Vomero, in piazza Vanvitelli. “Il fenomeno appare ‘fuori controllo’ e, in più circostanze – spiega procaccini -, oltre ad offendere il decoro urbano, rende davvero difficoltoso il transito sui marciapiedi a persone su carrozzine, genitori con passeggini“. Cinque sono gli esercizi indicati nell’esposto, partito prima del rogo in via Scarlatti. “Solo a titolo esemplificativo – specifica il legale – ma i casi ‘dubbi’ non si contano”. E adesso si somma pure il “rischio fuoco”, fa notare Procaccini.