Lo scontro tra le parti sui box interrati al Vomero Arenella è approdato nell’aula della municipalità. Presso le commissioni congiunte Mobilità e lavori pubblici è stato audito l’ingegner Giuseppe Cundari, socio della cooperativa Napoli 2000, appaltatrice dell’opera da 500 garage privati. Ma tra il pubblico c’era una delegazione della Rete No Box, in trincea contro il progetto. Ne è uscita una seduta infuocata. “Stiamo attuando una legge di Stato, siamo nella categoria del pertinenziale puro – afferma Cundari -: perché noi 300 famiglie del Vomero Arenella, di cui circa metà si affacciate sulla piazza, dovremmo essere non considerate rispetto a una legge che in tante altre città metropolitane ha visto soddisfare una propria esigenza?”.
La cooperativa ha sempre preferito dribblare le polemiche. Tuttavia, la materia del contendere è incandescente. “I nostri soci sono utilizzatori diretti che collegano il box interrato al loro appartamento, non ci possono essere giochini” assicura il rappresentante di Napoli 2000. Tra le garanzie sbandierate dall’appaltatrice, un monitoraggio geotecnico, affidato all’università. Dall’altro lato della barricata, tra i No Box, rimbomba però l’accusa di operazione speculativa. E si punta il dito su un dato: il progetto dilaterebbe la pertinenzialità fino a 2,6 km. “Che senso ha parlare di pertinenzialità a 2600 metri – interviene Elio D’Angelo dei No Box – Andarsi a comprare un box così è una pura e semplice speculazione, perché non servirà mai ad uso proprio. A meno di non essere un commerciante vicino che ci fa il deposito”. Gli oppositori dell’opera chiedono un referendum, “e vediamo i cittadini cosa pensano”.
Dal canto suo, la cooperativa si blinda dietro le sentenze definitive della giustizia amministrativa. Il clima da assedio al progetto, però, è palpabile. La giunta Manfredi sembra decisa a far partire presto il cantiere. Ma nella maggioranza della quinta municipalità – la stessa di quella del sindaco – più d’un consigliere si mostra ostile ai box. E l’ingegner Cundari ha il suo bel daffare, per rassicurare tutti. “Già nel 2017 – spiega l’esponente della cooperativa – abbiamo accettato la convenzione col Comune, che dice chiaramente che il lotto di intervento è limitato a piazza degli Artisti, perché le altre aree non erano disponibili. Se fossimo stati rappresentanti di operatori immobiliari avremmo sicuramente contestato questa affermazione molto discutibile, intervenuta dopo tutte le procedure”.
Ma proprio a questo si appigliano i No Box, per bloccare le ruspe. A loro detta, la stagione dei ricorsi potrebbe ripartire dalla variazione del progetto definitivo, ancorata a tre lotti. Ovvero, accanto a piazza degli Artisti, anche via De Bustis e via Tino di Camaino. E tra chi contesta l’opera, ci sono pure i capitoli sicurezza e impatto ambientale. “Il manufatto interrato – sostiene il rappresentante della cooperativa – è a una congrua distanza dagli edifici. Per le fasi di costruzione, d’intesa con il rup, abbiamo cercato di immaginare che non poteva impegnarsi tutta la piazza. Non si interrompe il flusso veicolare sia in direzione di via Merliani che in direzione di via Recco. Si fa in modo che le zone vengano protette con delle fasce pedonali perimetrali, che non diano fastidio ai negozi”. Insomma, “in due anni comodi la realizzazione consentirà di avere la piazza nuova”, con le opere compensative. Ma i No Box – con le diffide al Comune già notificate – giurano che non la partita non è chiusa.