Le casse del Comune di Napoli vengono da anni di crisi, eppure dai soli fitti immobiliari avrebbero potuto incamerare 283.358 milioni di euro. A tanto ammonterebbe la perdita da mancata riscossione dei fitti immobiliari. Un presunto buco da capogiro, stimato dalla procura regionale della Corte dei Conti. Il calcolo emerge nell’ambito di una inchiesta, che si annuncia tra le più grosse degli ultimi anni. La polizia municipale ieri ha notificato 15 inviti a dedurre, nel primo dei filoni d’indagine. A firmarli sono i sostituti Davide Vitale e Ferruccio Capalbo. Per questo lotto, relativo a dieci immobili commerciali, la complessiva somma contestata è pari ad un milione di euro. Ma è la punta dell’iceberg. Solo per gli immobili con destinazione commerciale, il totale si aggirerebbe sugli 80 milioni di euro. Vale a dire, meno di un terzo dei crediti non riscossi, divenuti in gran parte inesigibili.
L’indagine si snoda su due versanti. Da un lato, per il periodo tra 2013 e 2018, punta a far luce sui casi di occupazione sine titulo ed omessa riscossione delle indennità di occupazione, in assenza di validi e continuativi atti di costituzione in mora. Dall’altro lato, nell’arco temporale tra 2018 ed oggi, riflettori sulla mancata messa a reddito di cespiti abbandonati o gestiti in modo antieconomico. Un esempio dell’ultimo capitolo potrebbero essere i canoni palesemente sottostimati. Tra gli immobili ancora oggetto di accertamento, inoltre, ve ne sarebbero alcuni affittati a partiti politici ed enti religiosi. Destinatari dei primi inviti a dedurre (cioè connessi soltanto ai 10 cespiti con destinazione commerciale), nomi di primo piano dell’amministrazione comunale, nei periodi esaminati. C’è il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio, chiamato in causa quale direttore generale del Comune tra 2012 e 2020. Oggi l’ufficiale ha un ruolo di spicco nella struttura commissariale di Bagnoli. Ci sono poi tre ex amministratori unici di Napoli Servizi come Domenico Allocca, Andrea de Giacomo e Salvatore Palma.
Per comprendere il perimetro dell’inchiesta, bisogna riferirsi ad un riparto di competenze. La gestione dell’intero patrimonio comunale è stata esternalizzata, in favore della partecipata Napoli Servizi. Ma ai servizi comunali, secondo gli inquirenti, “permane, il dovere di esercitare, in modo diligente, attento e puntuale, tutti i controlli”. Nelle carte, i magistrati parlano di “estrema gravità delle condotte negligenti”. Le loro considerazioni, richiamano lo “stato di gravissima sofferenza finanziaria” del Comune, e il “conseguente squilibrio strutturale di bilancio”, accertati dalla sezione controllo della Corte dei Conti. Ricordano il ricorso alla alla procedura di riequilibrio, ad oggi in atto, per scongiurare il dissesto. Ed evocano il Patto per Napoli, siglato col governo 2 anni fa. Un’intesa “consistente in un ingentissimo finanziamento con fondi statali”. Ma l’erogazione è condizionata “proprio alla corretta gestione del patrimonio immobiliare, all’incremento delle entrate attraverso l’aumento dei canoni di concessione e di locazione”. Non si può prevedere quanto si allargherà l’indagine, e chi ancora coinvolgerà. Per adesso, i primi 15 soggetti hanno 45 giorni, a partire dalla notifica, per depositare deduzioni e documenti. E opporre le loro difese alle contestazioni della Procura contabile.
I PRIMI 15 INVITATI A DEDURRE
Ad Attilio Auricchio si contesta un danno erariale di 58mila euro, in qualità di direttore generale del Comune di Napoli. La somma ipotizzata è di 73mila euro per Domenico Allocca, ed 83mila a testa per Andrea de Giacomo e Salvatore Palma. Le altre contestazioni: Ciro Turiello (nella veste di titolare della direzione generale e di dirigente ad interim della Direzione Operativa e Gestionale, successivamente definita “Area Patrimonio”) 140mila euro; Daniela Balletti (ex responsabile Produzione Servizi Attività di Supporto e ex responsabile delle unità operative incardinate – Gestione Amministrativa Patrimonio e Supporto Contabilità Gestione Patrimonio – nonché ex responsabile “Area Patrimonio”, 54mila euro; Rosario Tarallo (responsabile Area Gestionale) 59mila euro; Domenico Gagliardi (responsabile unità operativa complessa Coordinamento Tecnico Gestionale; responsabile unità operativa complessa Consistenza e Dismissioni Patrimonio) 85mila euro;
Fabrizio Siciliano (responsabile unità operativa complessa “Gestione Contabile Patrimonio”) 73mila euro; Dario Savoia (responsabile della unità operativa complessa Gestione Amministrativa Contratti), 74mila euro; Maria Aprea (ex responsabile della esecuzione del contratto, ex direttore centrale del patrimonio ed ex dirigente ad interim del Servizio Politiche della Casa), 84mila euro; Tiziana Di Bonito (ex direttore centrale di area ed ex dirigente del Servizio Demanio e Patrimonio), 18mila euro; Natalia D’Esposito (ex dirigente del Servizio Demanio, Patrimonio e Politiche per la Casa, ex dirigente del Servizio Demanio e Patrimonio ed ex direttore centrale area patrimonio) 84mila euro; Fabio Pascapé (ex dirigente ad interim del Servizio Valorizzazione Sociale di Spazi di Proprietà Comunale e Beni Comuni/Servizio Valorizzazione Sociale di Spazi di Proprietà Comunale) 84mila euro; Fabio Piero Fracasso (ex dirigente del Servizio Demanio, Patrimonio e Politiche per la casa) 19mila euro.