Acerra (Na) – La città di Acerra accoglie il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella, è giunto alle 11 nella città medaglia d’oro al merito civile per partecipare alla cerimonia prevista in occasione del 77mo anniversario della Liberazione.
Dopo l’omaggio al monumento alla memoria si è recato nel castello dei Conti col sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, e il vescovo monsignor Antonio Di Donna, per la cerimonia programmata. Acerra fu teatro – tra il primo e il 3 ottobre del 1943 – della rappresaglia delle truppe naziste in fuga dall’Italia meridionale. Circa 90 le vittime accertate, uomini, donne, ma anche bambini: il più piccolo, Gennaro Auriemma, aveva solo un anno. E la città messa a ferro e fuoco. Un martirio riconosciuto nel 1999 con il conferimento della medaglia d’oro al merito civile.
Al suo arrivo al Castello dei Conti, il Presidente della Repubblica è stato accolto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro per il Mezzogiorno Mara Carfagna. Dalla folla, che lo ha atteso in piazza Castello, applausi e incitamenti. Tra i rappresentanti delle istituzioni presenti anche il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
De Luca: “Valori Resistenza indispensabili per costruire futuro”
“I valori della Resistenza sono indispensabili per la costruzione del nostro futuro”. Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso del suo intervento. “Oggi Acerra è il territorio più monitorato d’Italia sul piano dei suoli, dei corsi fluviali e dell’atmosfera. Spesso nel nostro Paese il dibattito va avanti per inerzia più che per conoscenza reale delle situazioni. Ricordiamo oggi centinaia di morti, vittime del nazifascismo. Negli anni si è diffusa l’idea che il Sud fosse estraneo ai miti fondativi dello Stato Italiano. E invece no, anche al Sud abbiamo avuto innumerevoli esempi di resistenza al nazifascismo. Fra le cose che dovremmo recuperare c’è questo sentimento di unità nazionale che è andato estenuandosi in questi anni. Credo che dobbiamo recuperare i lavori di fondo della Resistenza. Per troppi anni anche le celebrazioni del 25 aprile sono state una sorta di liturgia stanca, ma oggi comprendiamo anche per le vicende ucraine che ci sono dei valori che vanno recuperati se vogliamo avere un futuro. Dobbiamo ricordare le componenti sociali che hanno dato vita alla resistenza, ovvero la giustizia sociale e la cultura della persona. Non esiste uno Stato etico che cancelli la dignità dell’individuo. E poi la concezione autonoma delle istituzioni dello Stato. Dobbiamo riscoprire e rivitalizzare quei valori se non vogliamo che rinsecchiscano. Ci auguriamo che in futuro ci possa essere un 25 aprile da celebrare senza avere negli occhi le immagini della guerra, e che si possano trovare di nuovo le immagini della pace e del dialogo. Auguriamoci di vivere altri 70 anni di pace, come è capitato alla nostra generazione, e non di terrore e angoscia”.
Mattarella ricorda il sacrificio del Sud: “Indispensabile per la nostra Costituzione”
“La mia presenza è legata a questa celebrazione ma vuole anche essere un segnale di vicinanza alle problematiche dell’intero territorio – dice il Presidente della Repubblica – E’ particolare celebrare qui la ricorrenza perché Acerra è medaglia d’oro al merito civile per una strage che per molto tempo è stata quasi dimenticata. Onorando i tanti martiri di Acerra desidero ricordare tutti i combattenti e tutte le donne e gli uomini che perdettero la vita per opporsi alla barbarie nazifascista. La nostra costituzione democratica è nata grazie al loro sacrificio. La rappresaglia criminale che colpì questa città a pochi giorni dalle quattro giornate di Napoli fu, per numero di vittime, la più grave della Campania. Quasi 90 morti, tra cui tante donne, bambini, anziani. Una strage che fece seguito a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere ulteriormente il ruolo che ebbe la popolazione meridionale nella lotta alla ribellione. Da Napoli a Castellammare, ad Acerra, Caserta e Capua si verificò un grande numero di combattimenti. Una realtà che contrasta con l’immagine attendista che qualcuno ha ingiustamente provato ad attribuire al Mezzogiorno. In realtà gruppi di giovani combattenti e persone armate di ogni età difendevano le loro famiglie e le donne dalle violenze. Qui gli abitanti risposero con una diffusa resistenza in queste aree. Una resistenza che si potrebbe definire ordinaria, fu una fortissima difesa dei valori comunitari. Viva la resistenza, viva il 25 aprile, viva la Repubblica”.