Dalle tantissime vittime alla guerra per le strade di Napoli, dai tentativi di suicidio alla lotta alla criminalità via social, fino alla sua ultima sfida: il ritorno nella sua città. Gennaro Panzuto, spietato boss della camorra e poi fondamentale collaboratore di giustizia, si racconta a ‘Le Iene’ in un’intervista concessa al giornalista Giulio Golia. In tanti lo conoscono come Genny ‘Il Terremoto’ e per diverso tempo è stato il braccio armato dei Piccirillo, clan della zona della Torretta, legato alla potente Alleanza di Secondigliano.
Tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000 l’Alleanza di Secondigliano contava oltre 550 affiliati. Era un cartello molto radicato a Napoli, ma non era il solo. Rivale storico del clan di Secondigliano era Giuseppe Misso, famigerato boss del rione Sanità, detto ‘O Nasone, che a fine anni 90 crea un secondo maxi cartello camorristico insieme ai clan Sarno di Ponticelli e i Mazzarella di San Giovanni a Teduccio, in opposizione agli uomini dell’Alleanza. Tra le due fazione scoppia una lunga e sanguinosa guerra: si spara in tutti i quartieri della città. “Durante quella fase i Misso, i Sarno e i Mazzarella hanno ucciso tutti i miei compagni”, spiega Genny.
“Dagli Scissionisti mi feci dare una borsa piena di 765 con i silenziatori”, racconta a Le Iene. La guerra, senza esclusioni di colpi, tra i due grandi gruppi continua ancora oggi e in quegli anni rese Napoli un vero campo di battaglia. Nei primi anni 2000 nella città partenopea si contavano una cinquantina di clan attivi, con oltre 3000 affiliati, per la maggior parte riconducibili o all’Alleanza di Secondigliano o al cartello Misso-Sarno-Mazzarella.
Gennaro afferma di “non aver provato niente quando ho ucciso la prima volta“. Svela di “non aver mai ucciso persone fuori dal contesto dalla malavita“, oltre a raccontare di “aver staccato a morsi un orecchio“. Oggi realizza su TikTok brevi video per spronare i commercianti a ribellarsi al pizzo: “Voglio provare a far capire a quei giovani, che ora sono come ero io, che potrebbero diventare animali anche loro, e se riuscissi a salvarne qualcuno sarebbe come aver salvato me stesso. Vorrei essere un valore aggiunto per la società non un valore perso. E quando morirò non lo farò da delinquente”.