Chi era quel giovane di circa 20 anni, vittima dell’eruzione di Ercolano del 79 dopo Cristo, il cui scheletro venne trovato disteso su un letto durante gli scavi di oltre 60 anni fa? Che ci faceva nell’enigmatica ‘Stanza del custode’ del Collegio degli Augustali? Nuove ricerche, portate avanti con avanzatissime tecnologie, forse riusciranno a risolvere quello che sembra un vero e proprio cold case, un giallo rimasto per lunghi anni senza risposta. Tutto risale al 1961 quando, durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione, un uomo di circa 20 anni, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico. L’archeologo Amedeo Maiuri lasciò lo scavo del letto con il giovane ritrovato in posizione prona, volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro, per attirare l’attenzione dei visitatori sul fatto che il giovane era stato sorpreso nel sonno dall’eruzione. La Stanza del custode del Collegio degli Augustali è stata oggetto nei mesi scorsi di un intervento di ricerca e restauro, in fase di conclusione. In particolare, in collaborazione con l’Università di Bordeaux, è stato realizzato il micro scavo dello scheletro del giovane ritenuto il custode del collegio sul luogo stesso di rinvenimento, un lavoro che sarà completato nei prossimi giorni in laboratorio. Rilievi submillimentrici consentono di riprodurre, virtualmente o con stampa 3D, anche tutto l’allestimento lasciato da Amedeo Maiuri. Ciò ha consentito, e consentirà ancora di più nei prossimi giorni, di conoscere meglio l’edificio e in particolare questa misteriosa stanza del custode: una stanza che prendeva luce ed aria non dall’esterno ma con una finestra all’interno del sacello e per di più dotata di una doppia serie di barre verticali. Perché tanta accortezza? Per proteggere questo ambiente da intrusioni esterne o per impedire a chi vi si trovava di uscire? “L’avanzamento degli studi di antropologia fisica – insieme agli studi sul contesto di rinvenimento permetteranno in breve di avere un’idea sempre più chiara di quello che successe nella notte dell’eruzione ad Ercolano, ma anche di chi e di perché si trovava su quel letto”, dichiara il direttore del Parco Archeologico, Francesco Sirano. “Ercolano si conferma anche sotto questo aspetto un laboratorio a cielo aperto per le più varie discipline; i resti delle vittime dell’eruzione continuano a fornirci sempre nuovi elementi per ricostruire le ultime ore, e talvolta i minuti di vita di questa cittadina affacciata sul mare al centro del Golfo di Napoli e sulla sua popolazione, dalle abitudini alimentari allo stato di salute, ai mestieri, al rango sociale di appartenenza, alle sue credenze e preoccupazioni”.
A Ercolano riaperto il cold case del ventenne sepolto dalla lava

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