Napoli – Dal 12 maggio al 23 giugno all’Edenlandia, alle ore 19 e alle ore 20, si terrà la seconda edizione della rassegna ETHNE Danze dal mondo con la direzione artistica di Beatrice Baino e Giorgio Rosa, organizzato e prodotto da Mestieri del palco, Crasc, Le streghe del palco.
Torna la seconda edizione di ETHNE – Danze dal mondo, la rassegna di danze provenienti dai luoghi più disparati del globo, che arricchirà di nuovi suoni e ritmi il palco centrale dell’Edenlandia. Danze magnifiche da guardare e allo stesso tempo esempi di culture diverse e apparentemente lontane, che grazie a questi appuntamenti si riveleranno essere più vicine che mai. Dodici spettacoli per sei serate che vi porteranno alla scoperta dell’Hip hop, Flamenco, Tarantella, Swing, Tango e Capoeira.
Mestieri del Palco, CRASC e Le Streghe del Palco si sono unite ancora una volta per portare degli stralci di mondo nel contesto solo apparentemente insolito dell’Edenlandia, la terra dei divertimenti.
ETHNE racconta le peculiarità di ogni ballo e delle culture che incontrandosi l’hanno generato, a dimostrazione che mescolare elementi diversi sia la chiave della bellezza. Unendo l’arte al divertimento, si offre al pubblico qualcosa di mai visto o addirittura una nuova prospettiva su ciò che pensiamo di conoscere.
Tra una giostra mozzafiato e una storica graffa bollente, non potrete fare a meno di restare a bocca aperta davanti ai movimenti acrobatici e sinuosi, ai ritmi coinvolgenti e alle storie incredibili che accompagnano queste danze dal mondo.
Il nostro viaggio danzato intorno al mondo continua!
Programma e coreografi
- 12/05 HIP HOP Kristina Ricciardi
- 19/05 FLAMENCO Manuela Iannelli
- 26/05 TARANTELLA Flora Scarpati
- 09/06 SWING Claudio Baiamonte
- 16/06 TANGO Vincenzo Caiazzo
- 23/06 CAPOEIRA Chiara Caputi
Giovedì 12 maggio ore 19 e ore 20: HIP HOP
La prima tappa del nostro viaggio è nel Bronx, quartiere newyorkese dove negli anni ‘70 ha origine l’hip hop.
Cuore del movimento è stato il fenomeno dei Block party: feste di strada, in cui i giovani afroamericani e latinoamericani interagivano suonando, ballando e cantando a ritmo di questa nuova musica. Parallelamente il fenomeno del writing contribuì a creare un’identità comune in questi giovani, che vedevano la città sia come spazio di vita sia come spazio di espressione.
La scuola UNCONDITIONAL LOVE FOR DANCEHALL, diretta da Kristina Ricciardi e dedicata alla cultura giamaicana, è un progetto unico a Napoli, che ispira i ragazzi allievi alla stessa ricerca di creatività ed espressione.
Giovedì 19 maggio ore 19 e ore 20: FLAMENCO
Il nostro ballo intorno al mondo vede come seconda tappa l’Andalusia, terra natia del Flamenco (fenicottero, in lingua spagnola); nato alla fine del Settecento come un’esigenza di sfogare gioie e dolori in un linguaggio intimo e privato, il flamenco è formato dalla musica, dal ballo (baile) e da un canto all’apparenza stonato (cante), eseguito senza l’accompagnamento della chitarra, avvalendosi soltanto di supporti ritmici corporali, come il battito dei piedi sul terreno, delle mani oppure delle nocche sul tavolo. Con il passare dei secoli, il flamenco è arrivato in Italia, oggi curato e pubblicizzato principalmente da associazioni pubblicitarie chiamate Peñas Flamencas. A farci da guida, con il loro spettacolo Una vez màs, sono Manuela Iannelli, ballerina, insegnante e coreografa di flamenco formatasi con maestri internazionali tra Madrid e Siviglia, e Antonio Campaiola, ballerino, insegnante e coreografo di stampo accademico, che ha approfondito la sua formazione in Italia, Germania e Spagna nelle discipline classica, contemporanea e flamenca. Insieme a loro scopriremo quanto il flamenco sia ad oggi uno spettacolo a tutti gli effetti.
Giovedì 26 maggio ore 19 e ore 20: TARANTELLA
Per la terza tappa, balliamo con un ritmo a noi familiare: la tarantella. Originatasi probabilmente nella provincia di Taranto, nel XIX secolo la tarantella è divenuta uno degli emblemi più noti del Regno delle Due Sicilie e il suo nome ha sostituito i nomi di balli diversi preesistenti di varie zone dell’Italia meridionale, diventando così la danza italiana più nota all’estero. Il nome “tarantella” deriva da “taranta”, un ragno velenoso diffuso nell’Europa meridionale e in particolare nelle campagne di Taranto, da cui prende il nome. In quelle zone il ballo della tarantella è in parte legato alla terapia del morso della tarantola. La tradizione affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, disagio psichico, agitazione, dolore fisico e sofferenza morale. La danza era la medicina per tornare a vivere, così come per Flora Scarpati, Federica Sibio e Michela De Felice, ballerine professioniste dell’associazione MIA DANZA ASD, che ci guideranno in questa tappa con tutta la fame di palco che questo periodo difficile porta con sé. Chi vive di danza, non può smettere di ballare.
Giovedì 9 giugno ore 19 e ore 20: SWING
Per la quarta tappa ci spostiamo ad Harlem negli anni Trenta, quando a farla da padrone erano le affollate sale da ballo, luogo naturale delle social dance, animate dalle migliori swing big band dell’epoca. E così, da una conversazione incessante tra musicisti jazz e ballerini, nasce il Lindy Hop, una danza vernacolare afro americana, che non è solo un ballo, ma un fenomeno culturale che ha saputo superare le discriminazioni sociali e razziali dell’epoca. Oggi questa disciplina ha un’ampia diffusione a livello internazionale grazie al lavoro di numerosissime scuole di danza, vengono organizzati festival annuali o comunque periodici, nel quale si alternano lezioni e workshop con maestri locali ed ospiti internazionali e serate di social dancing con musica dal vivo. A trasportare noi in questa atmosfera è il gruppo Cotton Swing, una scuola di Lindy Hop e Solo Jazz nata nel 2014 a Napoli, con l’intento di diffondere il ballo e la cultura della Swing Era, soprattutto nella sua importante valenza come fenomeno socio culturale e inter generazionale. Il suo messaggio vale oggi quanto ieri ed è il Manifesto di un’espressività corporea fondata su condivisione, empatia e genuinità nelle relazioni interpersonali, oltre ad essere un’inesauribile fonte di benessere psicofisico.
Giovedì 16 giugno ore 19 e ore 20: TANGO
Quinta e penultima tappa: Río de la Plata, Argentina. Ci muoviamo al ritmo del tango, nato proprio qui, come espressione popolare e artistica. Nessuno, però, sa chi abbia dato il nome di tango a questo ballo, né si sa esattamente perché si chiami in questo modo. Il tango veniva inoltre considerato un ballo peccaminoso per la religione cristiana, in special modo per il fronte cattolico che ne auspicava l’abolizione. Ad accompagnarci in questa misteriosa e peccaminosa tappa è la coppia di tangueri formata da Oxana Matskevich e Vincenzo Caiazzo, attualmente insegnante presso il V.OX Tango e varie associazioni italiane per seminari e perfezionamenti. L’obiettivo primario quello di insegnare, a tutti coloro che si avvicinano al Tango, il modo più appropriato per stare in milonga, le regole comportamentali legate ad una importante tradizione tanguera, il giusto approccio pratico per poter ballare ed improvvisare con tutti, professionisti o semplici amanti del tango e interpretare e capire la musica insieme.
Giovedì 23 giugno ore 19 e ore 20: CAPOEIRA
Il nostro viaggio ballato intorno al mondo si conclude a Bahia, in Brasile, terra natia della capoeira. Essa è in realtà un’arte marziale, caratterizzata da elementi espressivi come la musica e l’armonia dei movimenti (per questo spesso scambiata per una danza). Trae le sue origini dalla mescolanza di rituali di lotta e danza di alcune tribù africane già colonie dei portoghesi: gli schiavi africani, destinati alle piantagioni, si allenavano nei combattimenti dissimulando la lotta con elementi di danza, al fine di non insospettire i colonizzatori.
È praticabile da uomini, donne e bambini, sviluppa lo spirito di gruppo e contribuisce alla formazione del carattere in un ambiente allegro e piacevole. Per questo è anche uno strumento pedagogico d’inclusione sociale molto utilizzato in Brasile per il recupero dei ragazzi di strada, modello poi importato a Napoli dall’Associazione Sportiva Dilettantistica denominata Capoeira Jatobà. Nota precedentemente come “Capoeiranapoli”, l’associazione nasce a Napoli nel 2000 per iniziativa del maestro Giovanni Coraggio, con il progetto di creare una scuola di Capoeira. Negli anni, il gruppo è cresciuto molto sia in dimensione che in esperienza, portando avanti un percorso di approfondimento culturale sulle tradizioni sincretiche afro-brasiliane, e diventando così un punto di rifermento per la capoeira a Napoli e in Italia. La filosofia della scuola si fonda sull’inclusività e sul rispetto delle persone, prediligendo uno stile di Capoeira volto alla comunicazione, al divertimento e all’arricchimento reciproco.